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lunedì 12 maggio 2014

Expo oleario verso il Giappone: luci e ombre da questo mercato.

Nella foto: un momento di Olive Marché a Tokyo
L'olio extravergine italiano in terra di Giappone con quota di mercato prossima al 50%: ed è questa la buona notizia!
L'ultima newsletter del Consiglio Oleicolo Internazionale (COI) di Madrid, massimo organismo internazionale del settore dell'olio di oliva, traccia un primo bilancio sulla situazione delle esportazioni verso il paese del Sol Levante. 
Il Giappone ha importato, nel corso dell'anno 2012-2013, circa 54.000 tonnellate di olio d'oliva e di sansa di oliva, il 18% in più rispetto all'anno precedente, con Italia e Spagna che si dividono quasi esclusivamente il mercato (48% e 44% della quota di mercato, rispettivamente).
I dati del Consiglio Oleicolo Internazionale evidenziano come il 93% delle importazioni totali in Giappone provengono da paesi europei; dopo l'Italia (25.959 t) e la Spagna (23.526 t), è la Grecia il terzo del paese fornitore di olio da olive in Giappone, con 599 t. Il resto del mercato (7%) è appannaggio dell'olio proveniente dalla Turchia (3.220 t).
Ma la notizia, preoccupante, evidenziata nei dati del COI, riguarda la situazione dell'esportazione olearia italiana in Giappone, che ha subito una flessione del 2% (dal 50% al 48%) nel periodo in esame. Dati in controtendenza per la Spagna, che vede aumentare le proprie esportazioni, passando dal 40% nel periodo 2007/08 al 44% attuale.
Quindi, la pressante pubblicità e le azioni promozionali messe in atto dagli spagnoli sull'intero territorio giapponese comincia  a dare i primi, tangibili, frutti. 
E noi? L'Italia? Basta solamente confidare nella potenza del brand "Made in Italy"? O per far (ri)decollare il settore expo dell'olio da olive servono nuove, e più incisive, azioni mirate di promozione? 
Tutti, il Ministero delle Politiche Agricole, i Consorzi di produttori, le Organizzazioni agricole, i produttori, sono avvisati.

Dr Antonio G. Lauro

lunedì 5 maggio 2014

La Cina riapre all'olio italiano.

da Il Sole 24 Ore e Qualivita.it

Dopo la chiusura del 2011, le autorità di Pechino pronte ad autorizzare le importazioni di etichette certificate. Un codice di condotta indicherà caratteristiche del prodotto e modalità di vendita. Il buon esempio per la tutela del made in Italy viene dalla Cina. Le autorità cinesi hanno raggiunto con quelle italiane un accordo perla tutela dell'olio di oliva di qualità. Un gesto significativo e utile per un settore chiave dell'economia. Si tratta di un codice di condotta che, una volta firmato e in vigore, dovrà funzionare da diga contro le frodi sull'olio di oliva importato dall'Italia. Nove articoli buoni a chiudere mesi di tensioni montate due anni fa quando alcune partite di olio provenienti dall'Italia furono bloccate in dogana, a Shanghai, perché le analisi di laboratorio avrebbero dimostrato che il prodotto non era completamente originale.
Chi segue il mercato cinese dei prodotti stranieri lo sa bene, dopo il vino, è la volta dell'olio d'oliva. I cinesi iniziano ad apprezzarne il gusto, con tutte le tappe intermedie legate all'evoluzione della cultura alimentare, non sempre lineare. Non è infrequente (ma non c'è nemmeno da scandalizzarsi) che a tavola i commensali se ne versino un po' sul palmo delle mani per renderle più morbide, facendone un uso quasi taumaturgico, mentre, al contrario, il profumo della spremitura a freddo fa ancora arricciare il naso ai più.

mercoledì 26 ottobre 2011

OLIO DI OLIVA: IN AUMENTO L’EXPORT DEI PAESI PRODUTTORI.


È cresciuta del 3% la quota di esportazione dei paesi produttori di olio di oliva verso i paesi esteri nella campagna 2010/2011: il flusso commerciale è stato di oltre 670.000 tonnellate a fronte di una produzione di olio di oliva che ha superato di poco 3 milioni di tonnellate. Stati Uniti, Cina, Brasile e Canada i Paesi dove si è importato di più, escludendo lo scambio fra i Paesi membri della UE.
“Il dato dimostra che l’olio di oliva è sempre più un prodotto globale capace di catturare nuovi consumatori in mercati ricchi e in espansione” ha affermato Elia Fiorillo, Presidente del Consorzio di Garanzia dell’Olio Extra Vergine di Oliva di Qualità (CEQ). “Anche fuori dall’abituale contesto di consumo si assiste a una domanda crescente. Sta all’Italia - ha aggiunto - lavorare affinché questa richiesta sia diretta soprattutto verso un prodotto extra vergine italiano di alta qualità. Un obiettivo intorno al quale vanno concertati gli sforzi di tutti gli attori della filiera, se vogliamo presidiare come paese questo processo di espansione. I margini di sostituzione delle quote di consumo dei grassi con l’olio di oliva sono talmente elevate da consentire a tutti gli imprenditori del settore italiano di occupare posti in prima fila. Il Consorzio CEQ è da tempo impegnato in Italia, e ora anche all’estero, per diffondere una cultura del prodotto che possa supportare l’espansione e la competizione delle imprese italiane sui mercati più promettenti”.
L’Italia contende il primato quantitativo della Spagna sul piano della qualità. Nella campagna 2010/2011 la Spagna si è confermata leader mondiale delle esportazioni, con le sue 225.000 tonnellate, seguita dall’Italia con 160.000 tonnellate (al terzo posto la Tunisia: 100.000 tonnellate di export). “Sugli scaffali dei paesi emergenti – ha aggiunto Fiorillo – i colori spagnoli sono sempre più frequenti. I produttori iberici, forti anche di un programma promozionale unitario coordinato dalla propria organizzazione interprofessionale, possono contare su una comunicazione che tocca ben 15 mercati di consumo. In Italia, le ataviche divisioni ideologiche ormai senza senso ci stanno facendo ignorare quello che sta avvenendo sui mercati internazionali. O faremo seriamente squadra per difendere il made in Italy o il declino, che già si presenta nitido all’orizzonte, ci travolgerà” ha concluso Fiorillo.
Il Consorzio di Garanzia dell’Olio Extra Vergine di Oliva di Qualità (CEQ) da anni porta avanti una battaglia finalizzata alla realizzazione di un prodotto di categoria superiore. I soci, appartenenti alle diverse categorie della filiera olivicola, rispettano le linee guida definite dal Consorzio, che assicurano la qualità attraverso standard molto restrittivi. Tutti i passaggi, che vanno dalla produzione al confezionamento e alla esposizione nella distribuzione, sono fondamentali per la garantire un olio di alta qualità. Se ben conservato, infatti, l’olio extra vergine si difende bene dal fisiologico processo di ossidazione e mantiene intatte le sue proprietà nutrizionali e salutiste, il suo vero valore aggiunto.
Fonte: C.S. Consorzio di Garanzia dell'Olio Extra Vergine di Oliva di Qualità (CEQ)
Corso Trieste, 65 - 00198 - Roma.