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martedì 18 aprile 2017

Più attenzione alle regole per i concorsi oleari internazionali.

Più attenzione alle regole per i concorsi oleari internazionali.

Ormai si è arrivati all'uso indiscriminato della plastica anche nei concorsi internazionali. Forse perchè quelli ufficiali costano troppo? Forse perchè sono ingombranti e delicati? Forse perchè si agisce con troppo superficialità? Perchè?

Articolo apparso originariamente su Teatro Naturale

A.A.A. 1000 Bicchieri assaggio per olio extravergine di oliva, colore blu cobalto e realizzati secondo norma COI offresi. Il tutto in comodato d'uso gratuito. Offerta riservata esclusivamente ai concorsi internazionali dell'olio da olive.
Astenersi perditempo!
Non ne posso proprio più! Sono sicuro, non ce la possiamo fare! Ma vedi tu quanto siamo caduti in basso!
Potrei continuare con altre 1000 frasi di questo tenore, proprio quanti sono i bicchieri che offro, ma mi astengo dal protrarre tali mie esternazioni.
Perché scrivo questo? La verità, in fondo, è che sono stanco di vedere l'uso indiscriminato della plastica all'interno dei concorsi oleari nazionali e (che è peggio) internazionali!
Non è la prima volta che "denuncio" questa situazione. Ma mi domando: un panel per essere probatorio (visto che spesso gli oli che partecipano ai concorsi sono i medesimi, quasi come i giudici) non necessita di regole certe e condivise? Non deve rispettare gli standard minimi autoimposti?
Senza citate tutte le norme che regolano il settore dell'analisi sensoriale (UNI EN ISO, IOC), dell'assaggio dell'olio ed in particolare dei bicchieri, mi chiedo: perché?
Costano troppo? Ma no, se pensiamo all'altissimo costo dovuto alla collettività per lo smaltimento delle migliaia di bicchierini di plastica che si utilizzano in ogni singolo concorso, si capisce bene che i costi per l'acquisto dei bicchieri a norma sono irrisori.
Sono ingombranti? Forse si! E, aggiungo io, sono anche molto pesanti ed estremamente delicati! Ma di contro c'è che mantengono bene la giusta temperatura, la forma è quella adatta a concentrare e convogliare i profumi nella giusta direzione, hanno una presa sicura e... non sanno di plastica!
Non fanno tendenza? Non saprei che dire! Ma se proprio non vi piace il colore blu cobalto, provate con l'ambra! Magari si intona meglio con i vostri vestiti.
#menefotto? (Cit. Cetto Laqualunque) Credo proprio di si, credo sia questa la vera motivazione!
#menefotto delle regole, #menefotto delle aziende #menefotto dei giudici, #menefotto di chi #nonsenefotte! Ma in fin dei conti, se è vero che il menefottismo regna sovrano in larga parte dell'universo mondo, perché il settore dei concorsi oleari dovrebbe esserne scevro?
Sarò malato? Credo di si! Scusatemi amici e colleghi, lo so che la fissazione è una malattia perniciosa dalla quale è difficile guarire. Ma cosa posso fare, ahimè meschino, se la fissazione per il rispetto delle regole fa parte del background di quanti le regole le rispettano? Devo chiudere gli occhi? Far finta di non vedere? Fottersene? Quante domande mi faccio, lo so, e quante risposte dovrei darmi... Ma sto zitto, meglio così, cari amici, #tiriamoacampari (l'alcol non c'entra!).
di Antonio G. Lauro

pubblicato il 13 aprile 2017 in Teatro Naturale > Tracce > Mondo

martedì 29 novembre 2016

Ogni secondo si piantano nel mondo dieci nuovi alberi di olivo ed i consumi di olio di oliva salgono.

Articolo apparso originariamente su Teatro Naturale.

L'amore per l'olivo e l'olio d'oliva non conosce più confini. Il comparto crescerà nei numeri, specie in nuovi areali, tra cui il Sud America e la Cina. La famiglia degli oli d'oliva rappresenta solo l'1,7% del consumo globale di grassi, con un consumo pro-capite annuo di soli 420 grammi.
L'olivo, pianta dalla forte “personalità”, è allevata dall'uomo da circa seimila anni ed oggi coinvolge circa il 90% dei Paesi che circondano il bacino del mar Mediterraneo, area in cui vi sono condizioni climatiche particolarmente favorevoli, con inverni miti ed estati calde e asciutte, che hanno consentito all'olivo di ambientarsi e svilupparsi al meglio.
Lentamente, ma inesorabilmente, l'olivicoltura nel mondo si espande, al punto che solo negli ultimi 19 mesi, ben otto nuovi paesi hanno cominciato ad investire nel settore (Uzbekistán, Azerbaijan, El Salvador, Etiopia, Kuwait, Macedonia, Bulgaria e Yemen) portando il numero totale di paesi produttori a 56.
Così ogni anno, si aggiungono 154.000 nuovi ettari di olivetati, che corrispondono a dieci nuovi alberi di olivo al secondo, che portano la superficie mondiale investita ad olivo a superare i 10 milioni di ettari.
Gli stati europei con le maggiori superfici investite ad olivo sono: la Spagna, l'Italia, la Grecia ed il Portogallo. Seguono la Francia, i paesi dei Balcani e Malta.
La Turchia, i paesi della costa africana che si affaccia sul Mediterraneo (Tunisia, Marocco, Libia ed Algeria), e quelli più ad Est (Siria, Cipro, Israele, Palestina, Libano e Giordania), completano questa lunga lista mediterranea.
Altre limitate coltivazioni si trovano oltre oceano lungo le calde coste degli Stati Uniti, nell'America Meridionale (Argentina, Cile, Brasile ed Uruguay su tutte), Australia, Sud Africa, e da qualche anno, anche la Cina.
Ed il futuro?
Uno studio internazionale, promosso da GEA, rivela come siano già 56 i paesi produttori di olio d'oliva e prevede che il settore cresca inesorabilmente nel corso dei prossimi quattro anni.
Allo stato attuale, si produce nel mondo una media di 3,1 milioni di tonnellate di olio di oliva, con una crescita annua del 3,1% (13% negli ultimi quattro anni), che consente di prevedere di raggiungere, nel 2020, i 4,1 milioni di tonnellate.
Ma l’olio da olive piace sempre più. Infatti, vi è una crescita dei consumi, negli ultimi quattro anni, pari al 13,4%, e si stima che questi cresceranno fino a 2,9 milioni di tonnellate di olio di oliva, grazie anche all’ingresso di dieci nuovi paesi consumatori, che portano il numero totale dei paesi “innamorati” dell’olio da olive a quota 174.
E seppur l’olio d'oliva rappresenta solo l'1,7% del consumo globale di grassi, con un consumo pro-capite annuo di soli 420 grammi, il potenziale di crescita è alto.
Infatti, poiché la maggior parte del consumo è fortemente sostenuto dai paesi produttori (83% della popolazione mondiale), che hanno un consumo medio annuo di circa 10 chilogrammi di olio di oliva per persona (con punte nell’isola greca di Creta che sfiorano i 32 kg), non è forse questo un motivo molto forte ed il fattore chiave per auspicare l’aumento dei territori olivetati?
di Antonio G. Lauro

pubblicato il 25 novembre 2016 in Teatro Naturale > Strettamente Tecnico > L'arca olearia

English Version.
The love for the olive and olive oil knows no boundaries. 
The fund will grow in numbers, especially in new distribution areas, including South America and China. The family of olive oil only accounts for 1.7% of global consumption of fat, with a per capita annual consumption of only 420 grams
And the future?
An international study, sponsored by GEA, reveals how they are already 56 countries producing olive oil and expects the sector to grow inexorably over the next four years.
At present, it produces the world an average of 3.1 million tons of olive oil, with an annual growth of 3.1% (13% in the last four years), which allows you to seek to achieve, in 2020, the 4.1 million tons.
But the oil from olives like more and more. In fact, there is an increase in consumption over the last four years, amounting to 13.4%, and it is estimated that they will grow up to 2.9 million tons of olive oil, thanks all'ingressi ten new consumer countries , bringing the total number of oil "in love" at an altitude of 174 countries from olives.
And although the olive oil represents only 1.7% of the global consumption of fat, with a per capita annual consumption of only 420 grams, the growth potential is high.
In fact, since most of the consumption it is strongly supported by the producers (83% countries of the world population), who have an average annual consumption of about 10 kilograms of olive oil per person (with peaks in the Greek island of Crete that reach 32 kg), is not this a very strong reason and the key to hope for the increase of the olive territories?

Fonte: GEA / DEPT. INFOGRAFICA

mercoledì 25 maggio 2016

Riconoscere le malattie dell'olivo grazie a internet.

Articolo apparso originariamente su:
Teatro Naturale > Strettamente Tecnico > L'arca olearia

Dal riconoscimento delle principali patologie dell'agroecosistema oliveto fino agli approfondimenti , in materia di biologia, distribuzione geografica, nemici naturali, controllo del danno e cenni di difesa. Un nuovo portale dell'Università di Jaen.

Della tradizione orale, tutte le civiltà passate ne hanno fatto gran uso al punto che, in molti casi, continua ad essere ancora utilizzata in remote parti del pianeta e, in Italia, anche dagli ultimi cantastorie siciliani.
Strumento preferito per i contadini, che tramandavano oralmente – quasi fossero storie, leggende, fantasticherie – le descrizioni delle “piaghe” che affliggevano i loro campi. Ne narravano i nomi e le più disparate tecniche per difendersi da questi; nomi che assumevano significati, a volte pittoreschi, altre volte terrificanti, anche se riferiti a semplici microscopici insetti.
Era il caso di un inerme Artropodo, la falena Acherontia atropos, che veniva chiamata “Testa di Morto”, esclusivamente per la caratteristica lugubre livrea e nulla aveva a che fare con possibili danni nei campi.
Ma si dava loro anche nomi rassicuranti, quale ad esempio “Maggiolino” (Melolontha melolontha, L.), che indicava l’epoca di apparizione nelle campagne, ma anche un modello di autovettura in voga negli anni ottanta oppure, per altri insetti, era l’enorme inconsueta mole a dargli nome, come il caso dello “Scarabeo elefante” (Orichtes nasicornis).
Oggi, ai tempi del web 2.0, dove la tradizione orale ha perso ogni senso, per reperire le informazioni si fa sempre più ricorso ad internet ed alle specifiche applicazioni.
Non è esente da questi cambiamenti nemmeno il settore entomo-patologico dell’agro-ecosistema olivo.
Ad aiutare nell’identificazione, con buona approssimazione, dei parassiti dell’olivo, ci ha pensato l’Università di Jaén (Spagna), creando un sito web, scarno ed essenziale, per identificare e differenziare i parassiti che colpiscono l’olivo e le olive.
Il lancio del sito web dell'Università di Jaén è avvenuto da poco ed i ricercatori puntano tutto sull'identificazione e la differenziazione degli agenti fitofagi dell’olivo, che colpisco parti diverse della pianta, causandone sintomi differenti.
Il portale, non mero strumento di consultazione, ha anche la funzione di piattaforma di studio, consentendo agli agro-internauti di acquisire conoscenze specifiche su questi parassiti, in materia di biologia, distribuzione geografica, nemici naturali, controllo del danno e cenni di difesa.
L’applicazione, semplice ed intuitiva, è organizzata semplicemente. Già dalla home page si può passare ai vari menu dove troviamo una serie di finestre di azione riguardanti ciascuna delle parti del olivo (radici, parte bassa zona del tronco, tronco e rami principali, rami secondari, rami terminali e gemme, foglie, fiori e frutti). Una volta dentro una delle aree, i meccanismi sono simili: da un lato, gli utenti hanno accesso alla parte riguardante gli eventuali danni causati dai parassiti dell’olivo e, dall’altro, una classificazione dei parassiti in base al loro livello di importanza e di impatto economico.
Molto utile la sezione link della Home page, che rimanda a fonti esterne di informazione molto accurate.
Il sito internet è visitabile agli indirizzi www.plagasolivar.esy.es e www.ujaen.es/investiga/plagasolivo
Il progetto didattico innovativo è frutto della linea di ricerca in Entomologia dell’olivo e controllo biologico, realizzato dai professori dell’Università di Jaén Ramón González Ruiz (Zoologia), Roberto Garcia Ruiz (Biologia), Antonio Garcia Fuentes (Botanica), Manuel Ruiz (dottorando di ricerca) e da András Bozsik del Dipartimento protezione piante dell’Università di Debrecen (Ungheria). Il tutto supportato dagli sviluppatori informatici Diego Rodriguez Copas e Marcial Sanchez Santiago.
E’ un prodotto di pregio, che forse mancava nel settore di difesa fitosanitaria in olivicoltura.
Un difetto? E’ in lingua spagnola!
Ma nel web 2.0, come si diceva in apertura, nulla è impossibile!
Che ne pensate di visitare il sito internet http://translate.google.it? vi sarà molto utile!

di Antonio G. Lauro
pubblicato il 24 maggio 2016 in Teatro Naturale > Strettamente Tecnico > L'arca olearia

lunedì 14 dicembre 2015

Monovarietale, blend o miscuglio? L'olio è bello perchè è vario.

Articolo apparso originariamente su Teatro Naturale > Editoriali
di Antonio G. Lauro

Oggi è certamente sottostimato il dato che parla di circa 700 varietà di olive che, in tutto il mondo, caratterizzano piccoli e grandi territori olivetati, generando aromi e sapori unici legati alla riconoscibilità dell’area di origine e dell’impronta varietale insita nel DNA della singola pianta d’olivo.
Di tutte queste cultivar, un paio di centinaia contribuiscono a caratterizzare l’olivicoltura – da olio o da tavola – dell’intera penisola italiana.
Ed anche se è in aumento il numero di produttori che scelgono di imbottigliare all'origine l’olio da olive nelle singole cultivar (monovarietali), una gran parte di essi produce – e commercializza - oli estratti da una naturale miscelazione di olive in frantoio, oppure blend di oli provenienti da diverse varietà di olive.
Spesso, un blend, dà vita a soluzioni molto interessanti ed offre la possibilità di giungere a risultati ricchi, ampi e variegati, forse non raggiungibili negli oli monovarietali ottenuti da una sola tipologie di olive.
Sicuramente i puristi, amanti dei “mono”, diranno che l'abilità sta tutta nel ciclo di produzione di un olio estratto da una sola varietà, grazie alla stretta correlazione esistente tra una singola cultivar ed il proprio, peculiare, ambiente.
Anche se questo è in parte vero, quando si parla della creazione di un blend, non ci si riferisce al semplice miscuglio di oli ossia ad una accozzaglia o mistura di oli da olive differenti tra loro per provenienza, origine territoriale e caratteristiche merceologiche, proprio come è spesso d’uso trovare al supermercato e nella GDO, ma si intendono i c.d. blend “artistici”, ottenuti attraverso il sapiente accostamento di olio extravergine di oliva di elevata qualità, al fine di giungere alla realizzazione di un prodotto di grande complessità ed equilibrio aromatico e gustativo.
Queste differenti “scuole” di pensiero hanno così avviato un dibattito nel mondo dell’olio extravergine di oliva: un olio extravergine è migliore nella sua forma più pura (monovarietale) o in blend? E poi, è meglio un blend o un miscuglio?
La risposta è che sia gli oli monovarietali e sia i blend risultanti possono essere fantastici, a condizione che tutte le fasi nella lunga catena che porta dal campo alla bottiglia siano state correttamente rispettate; ma il blend ha una marcia in più, ed offre maggiori margini di manovra. Sempre se di blend (o miscela) si parla!
Altra cosa, sono i miscugli! Ma di questi se ne parlerà dopo.
Sono stati così introdotti tutti i termini della questione: monovarietale, blend, miscuglio!
A scanso di equivoci e per evitare che ancora una volta, il consumatore, rimanga confuso da terminologie verso le quali dimostra di essere poco avvezzo, o interessato, si cercherà di fare “luce” sull’annosa questione: “blend” è sinonimo di “miscuglio”?
Certo che no!
Blend, diffusa parola anglosassone, è oggi usata per identificare un’arte, quella del blending, ovvero quel mestiere sapiente del saper combinare elementi base di eccellenza per ottenere un prodotto finale di altissima qualità e con caratteristiche sensoriali ben differenti e più complesse dei singoli componenti la “miscela”.
Sempre rubando terminologie care al settore del caffè, del whiskey, del vino e degli spirits, dove il ricorso al blending è usuale, anzi necessario se non indispensabile, esiste la figura dell’esperto di quest’arte: il Master Blender*.
Così esperti Master Blender, produttori piccoli o grandi che siano, semplici contadini avveduti, hanno a disposizione uno strumento, il blending, per rendere “unico” e “riconoscibile” il proprio prodotto negli anni, grazie alla combinazione nelle giuste proporzioni di grandi oli da olive con diverse caratteristiche ed ottenendo, alla fine, un prodotto superiore e diverso rispetto agli oli extravergine di partenza.
Questa, non è altro che l’arte di unire due o più oli da olive della medesima cultivar, o di varietà differenti, ottenuti in epoche e da appezzamenti diversi, con tecniche dissimili, ma col fine ultimo di creare un prodotto (blend), in cui ogni extravergine di partenza sia valorizzato nelle sue espressioni più pure; ponendo grande attenzione e cura in ogni passaggio, affinché il risultato ottenuto sia nettamente superiore alla semplice somma algebrica dei singoli componenti, in termini di coinvolgimento sensoriale di olfatto e gusto.
Il giusto blend non è dunque il risultato di una mera operazione matematica, ma è il compendio di esperienze, attitudini e professionalità del Master Blender, che esprime nella sua creatura tutta la propria sensibilità e gusto.
Il blending non è quindi una “scienza” esatta ma, al contrario, è quanto di più variabile possa esistere ed il Master blender ha il compito di selezionare con cura gli elementi di partenza e scegliere gli extravergine più adatti per la realizzazione del proprio progetto. A tal proposito vi è da dire che non tutti gli oli da olive sono idonei a far parte di un blend e la “magia” sta nel giungere al medesimo risultato voluto, anche percorrendo vie ed accostamenti differenti.
Ma veniamo ai “miscugli” ed alla loro ragione di esistere!
La maggior parte degli oli da olive in commercio nella grande distribuzione, sono realizzati con farragini di oli provenienti da molte varietà diverse, spesso regioni, se non paesi e continenti differenti.
Fin qui nulla di strano.
A volte, dietro questi miscugli, c’è la necessità di ottenere, al prezzo più basso, un extravergine da porre in commercio e ricavarne il giusto profitto.
Ma non sempre è così.
Altre volte, i miscugli, nascono dalla volontà/necessità di correggere, o attenuare, alcuni attributi positivi non graditi al consumatore poco esperto (come nel caso di amaro e piccante molto accentuato, erroneamente ritenuti “difetti” dell’olio da olive) o, addirittura, vengono utilizzati per nascondere lievi o più evidenti difetti sensoriali negli oli di partenza o per modificarne la composizione chimica, qualora uno o più parametri potessero mettere fuori norma l’olio in questione.
E’ il caso dei miscugli industriali, fatti generalmente in post-produzione dagli imbottigliatori, ed in luoghi lontani da quelli dell’origine, e realizzati con oli appartenenti a categorie commerciali differenti (esempio classico: olio extravergine di oliva aggiunto ad olio vergine), col fine ultimo di armonizzare i parametri chimici e sensoriali per ottenere un olio finale accettabile sia economicamente, sia dal punto di vista commerciale, seppur non di elevate caratteristiche chimiche e sensoriali.
E fin qui tutto legale, non esistendo una norma precisa - se non il buonsenso - che impedisca la unione in miscuglio di oli appartenenti a categorie diverse; anche se la stessa Federolio, nel deliberare i nuovi standard volontari che mirano a prevenire alcuni aspetti critici dell’operatività delle imprese del settore del commercio e del confezionamento dell’olio da olive, evidenziava l’insoddisfacente livello della qualità di alcuni oli extravergini ottenuti con la miscelazione di oli vergini con oli extravergini.
A questo punto, tirate fuori tutte la carte a disposizione, esaminati i pro e i contro di ogni opzione possibile, e senza giungere a facili risultati, lascio a voi consumatori, sensibili ed accorti, valutare se un tocco d’artista (blend artigianale) sia meglio di un miscuglio industriale; se la creatività che può esprimere un Master Blender sia, più o meno, importante rispetto ai modelli di gusto predefiniti e standardizzati proposti da alcuni industriali confezionatori.
Ai posteri, come si dice in questi casi, l’ardua sentenza!

* A master blender is an individual who decides on the composition of blended spirits (Wikipedia).

di Antonio G. Lauro
pubblicato il 11 dicembre 2015 in Teatro Naturale > Pensieri e Parole > Editoriali

mercoledì 16 settembre 2015

Caramelle gommose? Si, ma all'olio extra vergine d'oliva!

Le caramelle gommose hanno da sempre attratto bambini, giovani e meno giovani, divenendo le predilette all'interno del vasto mondo dolciario, al punto da segnare la nostra "dolce" infanzia. Oggi meglio se sono all'olio extra vergine d'oliva.
Queste gommose, vero e proprio "must" negli anni '80, sono state anche croce (dei genitori) e delizia (dei dentisti), per via dell'altissimo tenore in zuccheri.
Sarà stato per le poliedriche forme, per gli infiniti sapori disponibili, o per la piacevole gommosità in bocca legata alle particolari caratteristiche reologiche del prodotto, ma adesso le si sceglierà anche perché contengono olio extravergine di oliva!
Ancora non si trovano in commercio, ma possiamo risolvere tutto con il "fai da te".
Per preparare queste caramelle gommose occorrono:
- 200 ml di olio extravergine di oliva dal fruttato delicato;
- 100 ml di acqua;
- 100 g di zucchero a velo;
- 6 fogli di gelatina (o 1 busta di gelatina neutra).
Procedimento:
Porre acqua e lo zucchero in una casseruola antiaderente ed a fuoco lento preparare lo sciroppo, badando bene a non far raggiungere il punto di ebollizione.
A parte idratiamo, per 10-15 minuti, i fogli di gelatina in acqua.
Dopo aver scolato e strizzato la gelatina, la poniamo nella casseruola con lo sciroppo, facendo attenzione affinché si dissolva bene nello sciroppo. Ci può venire d'aiuto uno sbattitore elettrico.
A questo punto, incorporare lentamente l'olio extravergine di oliva, come se stessimo facendo una maionese. Quando il composto è denso, possiamo metterlo in piccoli stampi, oppure in un tegame per poi tagliarlo con un coltello in piccole porzioni a dadini. Lasciamo raffreddare per un paio d'ore (meglio se in frigorifero), tagliare e servire cospargendole di zucchero come le gelatine tradizionali.

di Antonio G. Lauro

Articolo apparso originariamente il 16 settembre 2015 in Teatro Naturale > Racconti > A regola d'arte

lunedì 17 agosto 2015

Le ricette di PrimOlio: lo "stocco" alla ghiotta, l'identità di un territorio.

Merluzzo, stoccafisso o baccalà. L'importante è che ci sia l'olio extra vergine d'oliva giusto.
di Antonio G. Lauro

Articolo apparso originariamente su Teatro Naturale.

Lo stoccafisso, pur giungendo dalla lontana Norvegia, ha trovato in Calabria le condizioni ideali per "sposarsi" con le patate dell'altipiano dell'Aspromonte, le cipolle rosse di Tropea e l'olio extravergine di oliva della varietà Ottobratica.
Lo stocco alla ghiotta, è una delle eccellenze gastronomiche del sud dell'Italia.
Lo stoccafisso, cioè il merluzzo nordico o merluzzo bianco (Gadus morhua), è un merluzzo essiccato, che assume anche il nome di baccalà se conservato sotto sale.
La precisa origine del nome è controversa: secondo alcuni deriverebbe dal norvegese stokkfisk oppure dall'olandese antico stocvisch, ovvero "pesce a bastone", secondo altri dall'inglese stockfish, ovvero "pesce da stoccaggio" (scorta, approvvigionamento); altri ancora sostengono che pure il termine inglese sia mutuato dall'olandese antico, con lo stesso significato di "pesce bastone".
Foto: Wikipedia
Lo stoccafisso, pur giungendo dalla lontana Norvegia, ha trovato in Calabria le condizioni ideali per "sposarsi" con le patate dell'altipiano dell'Aspromonte, le cipolle rosse di Tropea e l'olio extravergine di oliva della varietà Ottobratica, premiata quest'anno dal Gambero Rosso quale miglior monocultivar d'Italia. 
In definitiva, un riassunto delle tante eccellenze che l'estremo lembo sud della terra di Calabria offre ai propri estimatori.
Il Pescestocco, veniva importato in Italia (Genova, Venezia e Napoli) dai paesi Nordici, già nell'anno 1561 e la Calabria ne faceva riferimento al porto di Napoli (allora capitale del Regno delle due Sicilie), dal quale con piccole imbarcazione i battelli raggiungevano il porto di Pizzo e a dorso di mulo, le balle di stocco arrivavano in tutta la piana di Palmi. 
La tradizione, ormai radicata in tutta la provincia di Reggio Calabria, vuole che - quasi da precetto - le famiglie consumino lo stocco il venerdì Santo e la Vigilia di Natale. 
Ma il segreto di una buona preparazione, sembrerà strano, è tutto nell'acqua!
In special modo l'acqua pura ed oligominerale che sorga dall'appennino aspromontano, ricca di ricca di sostanze particolari quali calcio, ferro e magnesio, che "spugnandolo" ridà vigore e corpo al pesce precedentemente essiccato. Il gusto particolare dello stocco calabrese è quindi dato dalla perfetta maturazione dello stocco, in ammollo con l'acqua pura calabrese, che ne esalta il gusto inimitabile.
La lavorazione è esclusivamente artigianale e suddivisa in varie fasi. Inizialmente il merluzzo essiccato viene immerso in acqua corrente in una prima vasca, Il giorno successivo viene parzialmente sfilettato e l'apertura del pesce viene completata nel terzo giorno, quando viene aperto completamente. Il quarto giorno sono estratte la lisca e le ventresche. Il quinto giorno si rimuove il velo, ed il giorno successivo, completamente spugnato, è pronto per essere venduto. 
La ricetta:
Ingredienti.
1 kg di stoccafisso già ammollato
1 kg di patate dell'altopiano Aspromontano
1 kg di pomodori maturi
1 grossa cipolla rossa di Tropea
100 g di sedano
100 g di olive Carolea denocciolate
50 g di capperi
1/2 bicchiere di olio extravergine di oliva di varietà Ottobratica
sale e pepe q.b..
Procedimento.
Spezzettate i pomodori, metteteli in un tegame e lasciate evaporare la loro acqua di vegetazione. Poi passateli al setaccio raccogliendo il sugo in una ciotola. Versate il mezzo bicchiere d’olio extravergine di oliva in un tegame possibilmente di coccio, fate scaldare, insaporitevi la cipolla tritata e quando è diventata trasparente aggiungete il sedano tagliuzzato finemente e la passata di pomodoro. Portate a bollore, unite i capperi, le olive, lo stocco tagliato a grandi pezzi, le patate a spicchi, il peperoncino, aggiungete il sale e lasciate cuocere per circa 40-50 minuti. Lasciate riposare il piatto alcuni minuti, e infine servite.
Fonte: Wikipedia e Il Cucchiaio d'Argento Cucina Regionale modif.
Foto: "Mammola - Stocco alla mammolese" di Original uploader was Jacopo at it.wikipedia - Transferred from it.wikipedia. Con licenza CC BY-SA 2.0 tramite Wikimedia Commons - https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Mammola_-_Stocco_alla_mammolese.jpg#/media/File:Mammola_-_Stocco_alla_mammolese.jpg

pubblicato il 29 luglio 2015 in Teatro Naturale> Racconti > A regola d'arte

venerdì 3 luglio 2015

Oliandolo, Elaiotecnico, Mastro Oleario, Oleologist, Oleophile, Oleonauta, Oleogastronomo, Eleokalierghitis, e chi più ne ha, più ne metta!

Articolo apparso originariamente su Teatro Naturale.

Anticamente, anno 1300 circa, a Firenze vi era la figura molto importante dell'Oliandolo. Cercare una sola parola per definire chi ama l'olio di oliva e vi ruota intorno è veramente difficile. E voi, amici dell'olio, come vi descrivereste in una "italianissima" parola?
di Antonio G. Lauro


Non c'è requie nel mondo dell'olio da olive e non vi è accordo nemmeno per il termine - univoco - che possa indicare gli appassionati del settore, contemporaneamente a chi, per l'olio da olive, spende parte o tutte le proprie energie nella valorizzazione e promozione del prezioso alimento, o chi di questo ne ha fatto la propria professione.
Non vi sarà accordo, ma l'interesse è altissimo, anzi lo è sempre stato.
Anticamente (anno 1300 circa), a Firenze vi era la figura, molto importante dell'Oliandolo (dal latino olearius e dal greco ἐλαιοπώλης= che rivende olio), termine utilizzato per definire l'esperto commerciante di oli, e dai molteplici significati: rivenditore d’olio al minuto, chi lavora in un oleificio, operaio addetto a un frantoio di olive. Professione rimasta importante anche nella Napoli dell'800.
Oggi, in america, la collega Nancy Harmon Jenkins si definisce col termine anglofono Oleophile, letteralmente Oleofilo o meglio, un frammisto tra parole latine (oleo da oleum= olio) e greche (èlaion= olio e filos φίλος= amico) che sta ad indicare un appassionato (e forse qualcosa in più) di olio da olive e, sempre in america il caro amico Nicholas Coleman, ha coniato per se il termine Oleologist, al fine di meglio descrivere ai neofiti la propria professione.
Ed a proposito di Grecia e grecismi, in terra ellenica è in uso definirsi Eleokalierghitis (Ελαιοκαλλιέργητης), da èlaion= olio e καλλιεργώ= coltivare.
Ma senza varcare l'Oceano, anche in Italia, grandi passi in questo senso sono stati fatti. Usato è il termine Oleologo (dal greco èlaion= olio e lògos= discorso) mentre, recentemente, la cara Simona Cognoli che ha tirato fuori dal "cappello" il termine per autodescriversi: Oleonauta (dal latino oleo= olio e nāuta= navigante o dal greco èlaion= olio e náutēs= navigante), mentre Fabiana Romanutti, introduce un neologismo: Oleosofia.
Tutti questi, efficaci modi per cercar di indicare, in modo univoco e certo, quanti di olio (o di olive ed ulivi) si occupano.
Nascono, di conseguenza, negozi specializzati come Oleoteche ed Elaioteche (Oleoteca Oleonauta, Sapor d'olio Oleoteca italiana e Oleoteca Nazionale - elaioteca a Roma, Oleoteca Villa Campestri a Vicchio del Mugello, Enoteca Picone a Palermo, L'Olio come il Vino di Forte dei Marmi, EVO – Oleogranoteca di Genova, ), oppure le giapponesissime "Olioteche" (www.olioteca.jp), movimenti culturali e showroom, anche on-line (Theatro del Gusto Enoteca Differente di Campora S. G. - Amantea, Ulivita di Palmanova - AIRO San Casciano V. P. - Cultìvia di Cave RM - EXTRAV di Crema - Oliving di La Spezia), Oleoteche di Enti pubblici e/o privati, Associazioni (Associazione Nazionale Città dell’Olio, Oleoteca di Montepulciano, Oleoteca di Seggiano, Oleoteca del Trentino, Oleoteca Regionale di Farfa, Elaioteca Regionale Casa degli Oli extravergini d’oliva di Calabria, Oleoteca Regionale Museo di Storia dell’Arte Olearia d’Abruzzo, Elaioteca Nazionale ICIF, Casa dell'Olivo Oleoteca d'Italia, tra le altre) e Strade dell'olio di oliva e dei frantoi oleari, sparse un po' in tutte le regioni olearie d'Italia.
Non mancano i ristoranti col "pallino" dell'extravergine (il milanese Tano passami l'olio di Tano Simonato in primis e, a seguire i vari La Sosta di Ottone III di Levanto dell'amico chef Luca Palmero Scatena, Enoteca Pinchiorri di Firenze, Olevm di Montefalco, Ristorante Olio d'Oliva di Roma),
A questo punto, non credo che il problema del settore stia tutto nel termine con il quale indicarsi ed, eventualmente, contraddistinguersi agli occhi degli altri, come facilmente avviene nel settore del vino (Enologo, Enogastronomo, ecc.), ma i problemi, e le divisioni, sono in altri punti della filiera.
Siamo (e siete) tanti gli OleoAppassionati, OleoCritici, OleoEsperti, OleoTecnici a prescindere da come ci si voglia appellare!
Oleologo è sicuramente una professione, Oleonauta non saprei, ma gli altri? Sono Oleofili?
E voi, amici dell'olio, come vi descrivereste in una "italianissima" parola?
O meglio, quale secondo voi è il sostantivo che meglio vi si addice?
di Antonio G. Lauro

pubblicato il 01 luglio 2015 in Teatro Naturale > Strettamente Tecnico > L'arca olearia

mercoledì 17 giugno 2015

Otto nuovi Olive Oil Enthusiast diventeranno ambasciatori dell'olio di qualità nel mondo.

Antonio G. Lauro (sin.) e Michele Ruperto (dx.)
Articolo apparso originariamente su Teatro Naturale
Terminato da poche ore il Master regionale in "Olivicoltura e Olio di Qualità" ospitato da Michele Ruperto.
Michele, uomo dalla grande esperienza e sensibilità - nonostante la giovane età - ha puntato molto sui prodotti di eccellenza dell'enogastronomia della Calabria, adoperandosi con successo a farli uscire dall'anonimato e porli all'attenzione del grande pubblico grazie anche al suo store on-line divenuto punto di riferimento regionale del vino, dell'olio da olive e del food calabrese e non.
E nasce proprio da questa filosofia, sia la collaborazione tra Lauro e Ruperto e sia l'idea di proporre un master regionale sull'olivo e sull'olio direttamente in Calabria.
Lanciata l'iniziativa, sono stati in molti a credere in questa nuova formula di formazione, incentrata sull'olio da olive.
Nel corso degli otto incontri, tenuti dal panel leader internazionale Antonio G. Lauro, è stata trattata tutta la filiera dell'olio da olive, dalla produzione alla commercializzazione, passando per il campo ed il frantoio. In particolare sono stati presentati, nel corso delle differenti giornate del Master - Sezione Elaiotecnica - anche le ultime novità nel settore dei frantoi.
Ma il Master in Olivicoltura e Olio di Qualità, ha puntato anche sulle tematiche legate all'assaggio degli oli da olive, mettendo in degustazione, nelle giornate corsuali, più di 60 oli extravergine di oliva prodotti nei cinque continenti, collezionati grazie all'attività di capo panel del dottore Lauro in molti recenti concorsi oleari internazionali (NYIOOC New York, TerraOlivo Gerusalemme, Olivinus Mendoza, EVO IOOC Italy).
Ma la sezione di studio più apprezzata è stata quella dedicata al riconoscimento dei difetti dell'olio d'oliva e cause scatenanti di tali difetti, per come codificati dall'organismo sovranazionale Consiglio Oleicolo Internazionale (COI) di Madrid.
Con la consegna dei diplomi e con una "classica" degustazione dei prodotti tipici regionali si è poi concluso il master in olivicoltura e olio con l'appuntamento preso, fin da adesso, al prossimo gennaio 2016 per la seconda edizione del corso intensivo.
Auguri ai nuovi ambasciatori dell'olio, o Olive Oil Enthusiast, calabresi.
di Andrea Lauman

pubblicato il 17 giugno 2015 in Teatro Naturale > Tracce > Italia





mercoledì 22 aprile 2015

Olio di oliva di alta qualità negli Usa. Ecco i premiati del New York International Olive Oil Competition.

Post originariamente pubblicato su Teatro Naturale.it


New York lancia il suo hastag: #NYIOOC 
Oltre ogni più rosea aspettativa, il risultato degli oli italiani in concorso. Dopo i “soliti” spagnoli, il nostro Paese saldamente al secondo posto tra i paesi premiati con ben 43 riconoscimenti totali.
Anche se solamente alla sua terza edizione, il New York International Olive Oil Competition (NYIOOC) mostra tutta la sua incredibile ed esplosiva forza mediatica offuscando, per qualche giorno, tutta la comunicazione mondiale sull’olio da olive.

Lo stesso hashtag #NYIOOC, lanciato dal management americano per l’occasione del concorso, è rimbalzato in ogni parte del mondo comunicando, forte e chiaro, il messaggio legato al fine ultimo del premio: evidenziare e rendere fruibile anche ai consumatori l’individuazione di un olio da olive di elevata qualità.
Il premio oleario ultimo arrivato - the last but not the least - come direbbero gli stessi americani produttori del concorso internazionale NYIOOC, ha conquistato il cuore dei produttori e dei consumatori, contribuendo – parole del presidente Curtis Cord alla cerimonia di premiazione – a far si che “molti consumatori, profondamente confusi sull'olio d'oliva, possano sapere dove trovare prodotti di cui possono fidarsi, ottenendone in cambio la qualità rapportata a ciò che pagano". Infatti, continua Cord, l'elenco dei vincitori di NYIOOC fornisce una risorsa affidabile per i rivenditori, distributori, chef e consumatori alla ricerca di oli di oliva di fascia premium.
Ma NYIOOC non è stato solo un grande happening mediatico e multimediale (anche la diretta web della cerimonia di premiazione ha contribuito al successo della manifestazione), ma anche molto concreto grazie alle tre giornate di assaggi, svolte anche quest’anno nella favolosa cornice del Culinary Center, situato nel cuore di SoHo e della Downtown newyorkese.
Tanti gli oli in assaggio, “molti oltre ogni legittima aspettativa”, dichiarava a Teatro Naturale Curtis Cord, tutti sottoposti al panel dei giudici del NYIOOC, composto da Antonio G. Lauro (Italia), Olfa Baccouri (Tunisia), Nicholas Coleman (USA), Suzan Kantarci (Turchia), Robert Harris (Australia), Konstantinos Liris (Grecia), Carola Dümmer Medina (Cile), Fernando Martínez Román (Spagna), Fabienne Roux (Francia), Esteban Santipolio (Argentina), Lina Smith (USA), Miciyo Yamada (Giappone), che è stato guidato - per il 2015 - da Giuseppe Di Lecce (Italia), Eleftheria Germanaki (Grecia) e Brígida Jiménez Herrera (Spagna)”.
In questa edizione dei record, nonostante vi sia stata in molte aree olivicole una delle più difficili stagioni di raccolta nella memoria recente, sono stati 671 gli oli da olive che hanno gareggiato per aggiudicarsi gli ambiti riconoscimenti di New York, realizzati appositamente per il NYIOOC dallo studio Andrew Watson design.
Tra i quasi 700 contendenti al NYIOOC, si rileva come il 49% di questi sono stati trovati difettati ed i giudici - alla fine delle tre intensissime giornate di lavoro - hanno premiato ben 251 oli da olive.
La Spagna, come detto in apertura, ha vinto il maggior numero di premi, seguita dall'Italia, Stati Uniti, Grecia e Portogallo.
Pur se le iscrizioni provenienti dall'Italia sono diminuite di circa un terzo a causa di una stagione olearia senza precedenti, dei 100 campioni in gara (erano stati 141 nell’edizione 2014), ben 43 riescono a spuntare un riconoscimento (66 i premi nel 2014). Su tutti i cinque “Best in Class” conquistati da Agrestis Nettaribleo DOP Bio, Electum La Selvotta dei F.lli Sputore, Fonte di Foiano 1979, OlioCru 7c e Villa Zottopera di Rosso Giuseppe.
A questi, si aggiungono le 30 Gold Medal (Villa Magra e Francibio Franci, Crudo, EvooLove LLC Ravece, Don Gioacchino e Coratina DOP Leone Sabino, Frantoi Cutrera Primo DOP, Gold Bio e Ortice Riserva Frantoio Romano, Gran Pregio Bio Caputo Maria, Il Cavallino Special Edition Romina Salvadori, La Giulina, L’Arcangelo DOP Penisola Sorrentina, Le Selezioni Monovarietale Coratina Le Tre Colonne, Founders Reserve e Founders Reserve Delicato Lucini Italia, Monocultivar Nocellara Mandranova, Masseria Cusmai Cusmai Nicola, Masseria del Fano dei Monaci Basiliani, Monocultivar Coratina Profumi di Castro, Murgo, Dievole, Opus Massimo Mosconi, Partanna Asaro, Podere Il Carnasciale, Polifemo Viragì, Risveglio Massimo Mosconi, Uliva Agraria Riva, Tuttotonda La Tonda Srl e Tamia Gold Organic Sergio Delle Monache) e le 8 Silver Medal (Bramasole Tuscan Sun, F’Olio Forte Valente, La Mola Anna Maria Billi, L’Arte Dell’Olivo Tuscany, L’Ottobratico Olearia San Giorgio, Premium Select Lucini Italia, Moccari Tracciato F.lli Abbracciavento, e Verde Del Colle Il Colle) a completare un quadro quanto mai consolatorio della partecipazione italiana al concorso NYIOOC di New York City.

Qui i risultati completi del 2015 di New York International Olive Oil Competition

Archiviata sia l’orrenda annata olearia italiana e sia la terza edizione del concorso oleario NYIOOC, resta solamente da augurarsi che, la splendida fioritura dell’olivo che sta già inondando di colori e profumi le campagne olivetate italiane – seppur ancora lente a risvegliarsi - possa essere di buon auspicio per un’annata olearia ancora una volta “senza precedenti” che ci sorprenda per le qualità e le quantità delle nostre pregiate produzioni.
Buona fioritura a tutti!
di Antonio G. Lauro

pubblicato il 21 aprile 2015 su Teatro Naturale in Tracce > Mondo

martedì 27 gennaio 2015

Il salotto buono dell'extravergine? Lucca, anzi Extra Lucca!

Lucca, a San Valentino, si veste d'olio da olive!
L'occasione è data dalla nuova edizione di Extra Lucca: tutto ciò che c’è da sapere sull’olio da olive.
Dal comunicato stampa di Extra Lucca leggiamo che grazie ai "convegni, degustazioni, show-cooking e la Strada del Gusto, dal 13 al 15 febbraio 2015, ad EXTRA Lucca 2015, andrà in scena la terza edizione della grande kermesse dedicata al mondo dell’olio extravergine di oliva. 
La manifestazione, ideata da Fausto Borella - uno dei massimi esperti di olio in Italia e fondatore dell’accademia Maestrod’olio - è definita, per la sua importanza, “il salotto dell’olio extravergine di qualità”.
Da un’idea di Fausto Borella, grazie alla collaborazione e alla regia di Paola Mencarelli, critica gourmand e redattrice di diverse testate di settore, Via Fillungo, nel centro storico di Lucca, diventerà per due serate la Strada del Gusto accogliendo, all'interno dei negozi aderenti all’iniziativa, gli artigiani, gli chef e i produttori delle eccellenze enogastronomiche italiane. Le attività metteranno a disposizione uno spazio dedicato agli artigiani del gusto e in ogni location verranno distribuiti al pubblico degli assaggi e delle preparazioni in abbinamento con gli oli extravergine. FillungoFood si svolgerà grazie al patrocinio del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, dellaCittà di Lucca e al contributo di Gesam Gas e Luce.
14 e 15 febbraio - Nell'affascinante Villa Bottini, nel cuore della città toscana, si alterneranno cuochi, artigiani e produttori di olio extravergine d’oliva provenienti da tutta la Penisola. In un’annata così sfortunata a causa delle avverse condizioni climatiche, 50 olivicoltori presenteranno le loro migliori produzioni. Un luogo di riferimento dunque per ristoratori e professionisti del settore per conoscere in anteprima le migliori realtà olivicole del Bel Paese. Una divertente occasione per apprezzare l’olio artigianale abbinato ai piatti creati dai diversi maestri del gusto che si susseguiranno durante l’evento, come i famosi chef Giorgione e Hiro di Gambero Rosso Channel o lo stellato Michelin Luca Marchini de L’Erba del Re di Modena e Maria Probst de La Tenda Rossa di San Casciano Val di Pesa. Il pubblico potrà infine acquistare a prezzi vantaggiosi gli extravergine più buoni.
I produttori presenti alla manifestazione potranno incontrare inoltre, in un’apposita sessione denominata E2 EXTRA-Educa, agronomi, assaggiatori, consulenti di mercato, capi panel regionali, per confrontarsi e avere delle consulenze al fine di migliorare il proprio nettare.
Ma il via ufficiale a questa tre giorni davvero intensa sarà scandita dal convegno che si terrà venerdì 13 febbraio alle ore 15.00 presso la sede degli Industriali di Lucca dal titolo evocativo: “A Marzo l’olio extravergine italiano di qualità sarà finito, la parola ai produttori”, Insieme al patron di Extra Lucca, Fausto Borella, modereranno il dibattito (trasmesso in streaming nazionale attraverso i siti www.extralucca.it ewww.teatronaturale.it) Maurizio Pescari, giornalista e attento conoscitore dell’extravergine italiano e Alberto Grimelli agronomo e direttore della rivista on line Teatro Naturale. Tra gli illustri ospiti che interverranno l’Onorevole Colomba Mongiello, Vice Presidente Commissione Anticontraffazione il Comandante Amedeo De Franceschi responsabile Nucleo Agroalimentare Forestale, il Professor Raffaele Sacchi dell’Università Federico II di Napoli.
Sempre il 13 febbraio alle ore 21.00, all’interno della Chiesa di San Cristoforo in via Fillungo, i protagonisti dell’olio e tutti gli appassionati si ritroveranno per conoscere e celebrare le migliori produzioni appena frante con il massimo riconoscimento: la Corona Maestrod’olio.
Durante la serata saranno assegnati inoltre il riconoscimento Luigi Veronelli, il premio Extra Chef (attribuito a un'azienda di Terred'olio scelta dagli chef presenti alle edizioni precedenti) e il riconoscimento Sauro Brunicardi (conferito al ristoratore che ha dato maggior risalto all'olio extravergine di qualità nel suo ristorante).
Durante la serata verrà presentato il libro-guida Terred’Olio 2015 a cura di Fausto Borella e pubblicato da Maestrod’olio Editore. Un libro di cultura territoriale che celebra l’Olio Extravergine d’Oliva ed esalta i luoghi più suggestivi del nostro Bel Paese".
ARRIVARE A EXTRA Lucca 2015
DOVE
A Lucca, in Villa Bottini - Via Elisa, 9
Chiesa di San Cristoforo - Via Fillungo
QUANDO
Fillungo Food
Da venerdì 13 a sabato 14 febbraio dalle ore 18.00 alle ore 21.00
Extra Lucca
Da sabato 14 a domenica 15 febbraio dalle ore 11.00 alle ore 19.00
INFO e ACCREDITI
www.extralucca.it
segreteria@extralucca.it
t. 0583 495164




mercoledì 19 novembre 2014

Tappo antirabbocco per l'olio da olive nella ristorazione? E' legge dello Stato.

Da Teatro Naturale: Dal 25 novembre olio d'oliva con tappo antirabbocco obbligatorio in tutti i ristoranti.
La legge comunitaria bis è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale e sarà operativa dalla prossima settimana. Non è previsto alcun tempo di adeguamento per i pubblici esercizi.
Fioccheranno dunque le sanzioni?
Il 21 ottobre scorso è stato approvato in via definitiva dalla Camera dei Deputati il tappo antirabbocco per le bottiglie di olio extra vergine di oliva presentate nei pubblici esercizi.
La norma, legge 161 del 30 ottobre 2014, è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale Serie Generale n. 261 del 10-11-2014 - Suppl. Ordinario n. 83.
L'articolo 18, comma 1 c) della legge prevede che: “Gli oli di oliva vergini proposti in confezioni nei pubblici esercizi, fatti salvi gli usi di cucina e di preparazione dei pasti, devono essere presentati in contenitori etichettati conformemente alla normativa vigente, forniti di idoneo dispositivo di chiusura in modo che il contenuto non possa essere modificato senza che la confezione sia aperta o alterata e provvisti di un sistema di protezione che non ne permetta il riutilizzo dopo l'esaurimento del contenuto originale indicato nell'etichetta.”
L'entrata in vigore del provvedimento è il 25 novembre 2014, secondo quanto indicato in Gazzetta Ufficiale.
La legge non prevede alcun tempo di adeguamento per i pubblici esercizi e dal 25 novembre 2014, l'esercente potrebbe essere multato se presenterà oli privi del tappo antirabbocco.
La violazione della prescrizione “comporta l'applicazione al titolare del pubblico esercizio di una sanzione amministrativa da euro 1.000 a euro 8.000 e la confisca del prodotto” come recita l'articolo 7 della legge 14 gennaio 2013, n. 9.
Una pesante sanzione e nessun tempo di adeguamento, in tempi di crisi, può far scattare la protesta dei pubblici esercenti che, legittimamente, possono essersi riforniti di bottiglie d'olio prima dell'entrata in vigore del provvedimento e che si troverebbero a non poter presentare le bottiglie acquistate al consumatore.
Quale atteggiamento assumeranno gli organi di controllo? Chiuderanno un occhio nelle prime settimane, così informando anche i pubblici esercizi del nuovo obbligo, oppure fioccheranno subito le multe?
Una circolare, magari concertata tra i Ministeri interessati (Sviluppo economico, Salute e Politiche agricole), che consenta un'uniformità di interpretazione e lo stesso atteggiamento su tutto il territorio nazionale, per evitare pericolose sperequazioni, sarebbe assolutamente auspicabile. I tempi per l'emanazione della suddetta circolare, sebbene stretti, vi sono prima dell'entrata in vigore del provvedimento.
di T N
pubblicato il 19 novembre 2014 in Strettamente Tecnico > Legislazione

mercoledì 5 novembre 2014

PrimOlio fa 15. Tanti auguri alla festa dell'olio più antica della Calabria.

Sono 15, ma non li dimostra per nulla.
Ci siamo! Tutto è pronto ad accogliere, l'edizione 2014 di PrimOlio.
Con questo sono quindici, gli anni che PrimOlio ha dedicato alla promozione ed alla valorizzazione del settore oleario calabrese e mediterraneo, con forza sempre maggiore, in special modo in una annata come questa, caratterizzata da un vorticoso crescendo delle défaillance olearie nazionali, Calabria compresa.
Ma occorre pensare in positivo e, sperare, che questo disastro produttivo coincida con un profondo momento di riflessione del comparto.
A parlare delle problematiche  del settore olivicolo, saranno esperti e tecnici del settore agricolo e dei media, riuniti a San Giorgio Morgeto (RC), il prossimo 8 novembre dalle ore 10,30 presso i locali della Olearia San Giorgio. Così Domenico Fazari (Presidente PrimOlio), Carmelo Vazzana (Presidente CONASCO), Cristina Ciccone (Fiduciaria Slow Food), Giovanni Gulisano (Direttore Dip. Agraria UNIRC) e Alberto Grimelli (Direttore Teatro Naturale), daranno vita ad una tavola rotonda dal tema "Le problematiche emergenti del settore olivicolo-oleario".
A seguire, un minicorso di assaggio di olio da olive e, a pranzo, l'immancabile "Festa dell'olio nuovo".
Nel primo pomeriggio, seguità la consegna del premio "PrimOlio 2014" ad una illustre personalità del settore il cui nome ancora non trapela, con la presenza del testimonial di PrimOlio, Salvatore Caruso (109 anni) e del duo cabarettistico Battaglia e Miseferi.
Di Antonio G. Lauro

Questa la locandina con il programma:

martedì 19 giugno 2012

A TerraOlivo 2012 vince la Spagna.


Ottima, nel suo insieme, la performance dell'Italia, che ha portato a casa, complessivamente, 39 premi

di Antonio G. Lauro
In un clima degno della migliore "Notte degli Oscar", sono stati consegnati lunedi' 11 giugno 2012, in Israele, gli ambiti premi del concorso internazionale TerraOlivo 2012 - Mediterranean International Extra Virgin Olive Oil Competition.
Il concorso, giunto alla sua terza edizione, ha visto trionfare un'azienda spagnola, la Aroden SAT, con l'olio Cladivm Hojiblanca, che si aggiudica il "Best International Winner TerraOlivo 2012".
La Spagna, dopo l'Italia vincitrice nell'edizione di esordio del 2010 e del Portogallo nel 2011, ha cosi' pareggiato il conto con il paese amico/rivale, l'Italia.
La serata d'onore, tutta dedicata alla celebrazione del miglior extravergine al mondo, e' stata introdotta da Haim Gan e Moshe Spak, rispettivamente general manager e direttore affari internazionali di TerraOlivo, alla presenza delle massime autorita' Israeliane ed internazionali.
Presentata la giuria, diretta anche quest'anno da Antonio G. Lauro e la direzione generale del concorso, affidata per il terzo anno consecutivo a Raul Castellani, si e' passati alla cerimonia di premiazione.
Dopo la consegna del trofeo riservato al vincitore assoluto, sono stati diffusi tutti i risultati del 2012.
Infatti, oltre al premio internazionale, TerraOlivo assegna premi speciali alle aziende che hanno raggiunto un alto punteggio nella competizione ed a quelle produttrici di oli aromatizzati.
Sono state cosi' consegnate le anfore per gli importantissimi premi "Gran Prestige Gold", "Prestige Gold" e "Gold".
Ottima, nel suo insieme, la performance dell'Italia, che ha portato a casa, complessivamente, 39 grandi premi.
Oltre al "Best of Italy", assegnato al Frantoio Oleario Alberto Romano, con il suo Ortice, un altro Romano, Piero, della Fattoria San Sebastiano, si aggiudica il trofeo "Best of Regione Calabria", premio speciale istituito quest'anno dall'organizzazione in Israele a suggello del felice momento che sta attraversando la Calabria dell'olio extravergine di oliva di alta qualita'.
Molte le riconferme e tante le new entry tra le aziende italiane premiate in questa terza edizione di TerraOlivo Jerusalem.
Ma ecco, nel dettaglio, i vincitori per l'Italia.
Categoria "Gran Prestige Gold":
Azienda Agricola Comincioli - Casaliva Olio Extravergine di Oliva Denocciolato.
Azienda Agricola Il Brolo di Augusto Rampa - Il Brolo Casaliva DOP Bresciano.
Azienda Agricola Librandi Pasquale Librandi - Monocultivar Nocellara del Belice Biologico.
Azienda Agricola Podere Lucano Podere Lucano - Olio Extravergine di Oliva Biologico.
Frantoio Oleario Romano Alberto - Ortice Olio Extra Vergine di Oliva.
Fattoria San Sebastiano S.r.l. - Olio Extravergine di Oliva Biologico San Sebastiano.
Categoria "Prestige Gold":
Azienda Agraria Viola S.R.L. - Viola Colleruita DOP Umbria Colli Assisi Spoleto.
Azienda Agricola Corigliano Francesco - Frantoio Badia Biologico.
Azienda Agricola Elvira de Leo - Kouvala Condimento all'Olio Extravergine di Oliva e Cedro.
Azienda Agricola Emanuele Scammacca del Murgo S.S.A. - Olio Extravergine di Oliva Murgo.
Azienda Agricola Il Brolo di Augusto Rampa - Il Brolo Leccino DOP Garda Bresciano.
Azienda Agricola Oleificio Placida Walter - Alessia Condimento all'Olio Extravergine di Oliva e Peperoncino.
Fattoria Altomena S.R.L - Legno d'Olivo Olio Extravergine di Oliva.
Fattoria Altomena S.R.L - Maiusculo Olio Extravergine di Oliva.
Imbottigliamento Olio Figoli Tommaso - Frantoio Figoli Biologico.
Istituto Tecnico Agrario "V.Emanuele II" di Catanzaro - Olea Olio Extravergine di Oliva Olea.
Masseria Bosco Pontoni Principessa Marina Colonna - Colonna Olio Extra Vergine di Oliva.
Olearia Frateli Vizzari - Antico Borgo Olio Extravergine di Oliva Biologico.
Olearia San Giorgio dei F.lli Fazari - L'Aspromontano Olio Extravergine di Oliva.
Oleificio Torchia F. di Torchia T. e F.lli  - Olio Extravergine di Oliva Torchia Etichetta Rossa.
Tenuta Zimarino Masseria Don Vicenzo - "Per Liliana" monocultivar Ascolana Tenera.
Categoria "Gold":
Azienda Agraria Fiore di Frank Giustra Domenica Fiore - Olio Riserva.
Azienda Agricola Alessandro Veneziano - Masseria Veneziano Olio Extravergine di Oliva Nocellara.
Azienda Agricola Ardito Felice - Org.Olio Olio Extravergine di Oliva Coratina.
Azienda Agricola Buonamici di Cesare Buonamici - Moraiolo Olio Extravergine di Oliva Biologico.
Azienda Agricola Decimi - Emozione Olio Extravergine di Oliva.
Azienda Agricola Elvira de Leo - Kouvala Olio Extravergine di Oliva Carolea.
Azienda Agricola il Cervo Rampante - Sabina DOP Il Cervo Rampante.
Azienda Agricola Oleificio Placida Walter - Clelia Condimento all'Olio Extravergine di Oliva e Limone.
Domenico Manca S.p.A. - Olio Extravergine di Oliva San Giuliano DOP Sardegna.
Frantoio Guadenzi - Frantoio Guadenzi DOP UMBRIA.
Giachi Giovanni S.R.L. - Colle Del Giachi Dop Chianti Classico Olio Extravergine di Oliva.
Giachi Giovanni S.R.L. - Duomo IPG Toscano Colline di Firenze Olio Extravergine di Oliva.
Oleificio Perrone SAS - Oleificio Perrone Olio Extravergine di Oliva.
Societa Agricola Doria S.r.l. - Doria Monocultivar Nocellara Etnea.
Societa Agricola Gaetano - Le Carolee Olio Extravergine di Oliva DOP Lametia.
Statti S.R.L. - Statti Olio Extravergine di Oliva
Tenuta Zimarino Masseria Don Vicenzo - "Costa dei Trabocchi" monocultivar Gentile di Chieti.
Tenute Pieralisi SRL - 4 Ore Olio Extravergine di Oliva.
Da poco sono stati spenti i riflettori sulla manifestazione in Terra Santa, che ha incluso le 4 giornate dedicate al congresso "Olive Oil Revolution – Quality, Culinary and Health" e gia' si e' dato appuntamento - sin da subito - alla quarta edizione 2013 del concorso che si svolgera', come ormai di consuetudine in Giugno, presso la Citta' Santa di Gerusalemme.
di Antonio G. Lauro
16 Giugno 2012 TN n. 24 Anno 10 Teatro Naturale 
© RIPRODUZIONE RISERVATA

lunedì 7 maggio 2012

TerraOlivo 2012: ultimi giorni per partecipare al concorso in Terra Santa.


Prorogati i termini per concorrere al Mediterranean International Extra Virgin Olive Oil Competition

di Antonio G. Lauro
Il concorso internazionale, che anche quest’anno si terrà a Gerusalemme ed impegnerà tra il 6 ed il 10 di giugno i maggiori assaggiatori provenienti da oltre 10 paesi, ha riaperto i termini per l’iscrizione e l’invio dei campioni.
Infatti, comunicano da Israele, che per motivi legati alla difficoltà di ricezione dei campioni da alcune nazioni, è stata prorogata per tutti i paesi la scadenza per l'iscrizione e l’invio dei campioni al Concorso TerraOlivo 2012 secondo le nuove date:
Entro il 15 maggio 2012 invio iscrizione;
Entro il 31 maggio 2012 arrivo campioni in Israele.
Il concorso in Terra Santa, promosso da Moshe A. Spak (Direttore Affari Intermazionali), Ràul C. Castellani (Direttore Generale) e Antonio G. Lauro (Capo panel) e che ha già battuto i record dello scorso anno, si candida ad essere il più partecipato dei concorsi internazionali sull’olio extravergine di oliva.
La manifestazione TerraOlivo, insieme ad Olivinus (America del Sud), Los Angeles Competition (Nord America), Biol (Italia), Oil China (Asia) e naturalmente il Mario Solinas del Consiglio Oleicolo Internazionale (Spagna), fa parte del <<Grande Slam>> delle competizioni mondiali dedicate all’olio di qualità ed è incluso nel ranking mondiale dei concorsi internazionali sull’Olio Extravergine di Oliva (World Ranking Extra Virgin Olive Oil), che sarà pubblicato nelle prossime settimane. In questa speciale classifica, già presente nel settore del vino, saranno incluse le aziende che si affermeranno in uno dei 6 eventi mondiali, e rappresenterà la lista dei migliori Oli Extravergine al mondo”.
Sul sito web di TerraOlivo (www.terraolivo.org) sono diponibili tutte le informazioni riguardanti il premio (domanda di partecipazione, modalità di invio, ecc.); in alternativa, notizie dettagliate sono reperibili anche sul blog di PrimOlio (http://primolio.blogspot.it)”.
di Antonio G. Lauro
© RIPRODUZIONE RISERVATA - Teatro Naturale

lunedì 5 marzo 2012

Nuovo decreto sugli assaggiatori professionali d'extra vergine.

Il Ministro ha firmato il provvedimento che ora è al vaglio della Corte dei Conti prima della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale

di Antonio G. Lauro
In dirittura d'arrivo l'emanazione del tanto atteso Decreto Ministeriale a cui sono demandati i criteri e le modalità per il riconoscimento dei panel di assaggiatori ai fini della valutazione e del controllo delle caratteristiche organolettiche degli oli di oliva vergini di cui al Reg CEE n. 2568 del 1991, nonché per l'iscrizione nell'elenco nazionale dei tecnici ed esperti degli oli di oliva vergini ed extravergini.
Il Decreto, firmato qualche giorno fa dal Ministro Catania, emana i nuovi criteri e le modalità per il riconoscimento dei panel di assaggiatori ed indica le modalità per l'iscrizione nell'elenco nazionale dei tecnici ed esperti degli oli di oliva.
Il Decreto Ministeriale n. 1334 del 28 febbraio 2012, che andrà a sostituire quello del 30 luglio 2003 chiarisce, in modo inequivocabile, le modalità di svolgimento dei corsi per assaggiatori (art. n. 2), quelle per la formazione dei capi panel (art. n. 3), l'iscrizione all'Elenco Nazionale (art. n. 4), le procedure di riconoscimento del panel (art. n. 5) ed il mantenimento della certificazione (art. n. 7).
Non ci resta che attendere l'attivazione della procedura per la registrazione del D.M. 1334 presso la Corte dei Conti ed il successivo inoltro al Ministero della Giustizia per la pubblicazione in G.U.R.I..
Già da molto tempo il mondo dell’assaggio dell’olio di oliva chiedeva, a gran voce, al Ministero per le Politiche Agricole, un provvedimento “omnibus” per il riordino di tutta la normativa nazionale che regolava il funzionamento e l’attività dei panel di assaggiatori.
La norma vigente, formatasi per stratificazione tra le tante circolari e decreti ministeriali emanati tra il 1999 ed il 2007 necessitava, a detta degli addetti ai lavori, di un profondo riassetto.
Per porre fine alla querelle sorta attorno l’auspicato decreto riorganizzativo, ecco spuntare il tanto atteso decreto di riordino della normativa relativa alla costituzione dei panel di assaggiatori di olio di oliva (corsi, elenco nazionale, riconoscimento panel).
Giusto un anno fa, Teatro Naturale si era occupato della questione con un articolo di Alberto Grimelli (Panel test olio d'oliva, pronto un decreto di riordino), ma da allora, dopo un lungo iter che ha portato al varo del decreto di riordino del settore che ha interessato, tra incontri chiarificatori e conferenza stato-regioni, tutte le figure toccate dal presente decreto, si è finalmente giunti all’emanazione, con la firma del Ministro Catania, del nuovo Decreto Ministeriale n. 1334.
Il Decreto Ministeriale n. 1334 del 28 febbraio 2012, nato per semplificare ed attualizzare le disposizioni che regolano i comitati di assaggio, andrà a sostituire quello del 30 luglio 2003 e tutte le circolari ministeriali collegate (n. H-873 del 1996; n. 5 e n. 9 del 1999; n. H-38 del 2004; n. 1007 del 2007).
Al decreto, sono demandati i criteri e le modalità per il riconoscimento dei panel di assaggiatori ai fini della valutazione e del controllo delle caratteristiche organolettiche degli oli di oliva vergini di cui al Reg CEE n. 2568 del 1991, nonché per l'iscrizione nell'elenco nazionale dei tecnici ed esperti degli oli di oliva vergini ed extravergini.
Ma ecco nel dettaglio le modifiche e le novità dell’articolato del D. M. n. 1334.
Articolo n. 2 - Corsi per assaggiatori.
Il D. M. lascia quasi inalterata la norma prevista con la circolare ministeriale n. 5/99, oggi abbrogata, ma chiarisce le modalità di svolgimento dei corsi per assaggiatori, identificando nel “capo panel che opera in un comitato di assaggio, ufficiale o professionale”, la figura professionale atta alla verifica dei requisiti previsti dal decreto, affidandogli il compito di sottoscriverne il relativo attestato di idoeneità fisiologica dell’assaggiatore.
Ma il decreto – pur sanando una situazione “ex-ante” che, se interpretata in modo restrittivo portava a concludere che solamente i capi panel riconosciuti dal Consiglio Oleicolo Internazionale potessero firmare gli attestati rendendo, di fatto, inefficaci i corsi effettuati e sottoscritti da capi panel non COI (la stragrande maggioranza) - non entra nel merito e nulla dice sulla figura del capo panel che dovrà “certificare” il corso. La figura di responsabile delle attività corsuali, per come genericamente riportato nel testo del decreto, è quella di un “capo panel che opera in un comitato di assaggio”, per nulla precisando – come invece era possible rinvenire in precedenti bozze del decreto – se lo stesso sia nelle funzioni di capo panel o in quelle di “semplice” assaggiatore.
Altra modifica, introdotta dal detto art. 2, riguarda “l’obbligo” di prevedere, nel corso per assaggiatori di olio, “almeno quattro prove pratiche atte a familiarizzare l’assaggiatore con le numerose varianti olfatto-gustativo-tattili che offrono gli oli di oliva vergini”. Fino ad oggi, la “familiarizzazione” con l’olio extravergine e vergine di oliva era stata lasciata alla “sensibilità” del singolo responsabile del corso, col risultato che sempre più spesso, si arrivava a concludere un corso per l’ottenimento dell’idoneità fisiologica all’assaggio senza aver “assaggiato” degli oli.
Articolo n. 3 - Corso di formazione del capo panel.
Il decreto, al fine di ridurre il numero di potenziali capi panel e prendendo atto che nel tempo sono stati formati molti capi panel a fronte dei “soli” 11 capi panel occorrenti per dirigere i comitati istituiti su iniziativa delle pubbliche amministrazioni e dei 42 necessari a coordinare i panel professionali costituiti da Enti chiarisce, in modo inequivocabile, quali siano i prerequisiti necessari per accedere ai corsi di formazione per capo panel. Chi parteciperà a detti corsi, ancorché autorizzati dal Mipaf, dovrà “aver operato, da almeno tre anni, in un comitato di assaggio riconosciuto dal ministero”.
Novità anche sulla richiesta di autorizzazione che Enti od Organismi pubblici dovranno inoltrare per ottenere l’autorizzazione ministeriale. Oltre ad indicare la struttura presso la quale si svolgerà il corso, occorrerà indicare l’elenco dei candidati, con relativi curricula, ammessi a partecipare al corso.
In ultimo, sempre l’articolo 3, ribadisce che “la qualifica di capo panel è attribuita all’atto della costituzione del panel di assaggiatori e – novità – permane per il periodo di attività dello stesso”.
Articolo n. 4 – Elenco nazionale di tecnici ed esperti degli oli di oliva vergini ed extravergini.
Confermato l’impianto generale della circolare ministeriale n. 5 del 18/06/1999, con sostanziali modifiche riguardanti l’acquisizione dell’attestato delle venti sedute di assaggio certificate.
Da oggi, le venti sedute, di almeno tre oli per seduta, dovranno “tenersi in giornate diverse, nei dodici mesi precedenti la data di presentazione della domanda…” e gli “attestati rilasciati da un capo panel”.
La norma, pienamente condivisibile, evidenzia come le sedute di assaggio siano il “vero” momento di formazione del futuro assaggiatore, la cui vita professionale dovrà essere caratterizzata da una continua curiosità verso l’assaggio, col metodo della “formazione continua e permanente”. A tal proposito, non sarebbe male se, nel futuro e ad imitazione di quanto efficacemente viene fatto nel settore medico con gli ECM (Educazione continua in medicina), si potesse prevedere una sorta di “obbligo”, per assaggiatori e capi panel, nel frequentare momenti formativi di settore.
Sicuramente, a spingere nella direzione della modifica del vecchio provvedimento non può non aver influito quanto accaduto in precedenza ( Il mestiere dell'assaggiatore d'olio e l'iscrizione agli albi ; Sedute di assaggio certificate, le contraddizioni di Onaoo ; Corsi full immersion per assaggiatori d'olio? Più serietà, prego!) e non si può disconoscere che la modifica presente nell’articolo 4 sia nata anche per sanare i fraintendimenti sorti attorno alla circolare 5, grazie ai quali si assisteva a “casi estremi” in cui si arrivava a “certificare” le venti sedute di assaggio in una giornata soltanto.
Sparisce così anche la distorsione della circolare n. 5/99 che indicava come l’attestazione delle venti sedute dipendesse dalla “natura giuridica” dell’Ente certificatore e non dalla figura professionale di chi certificava tali sedute (“attestati rilasciati da un capo panel”).
Altre modifiche, introdotte dell’articolo 4 (commi 6, 7 e 8), riguardano l’iscrizione e la cancellazione dall’elenco assaggiatori. Non sarà più di esclusiva competenza delle Camere di Commercio l’istruttoria delle domande di iscrizione all’albo assaggiatori; le iscrizioni potranno essere istruite direttamente dale Regioni e Provincie autonome. Prevista, inoltre, in seno all’elenco nazionale di tecnici ed esperti degli oli di oliva vergini ed extravergini, una apposita annotazione per i capi panel in possesso della relativa idoneità alla conduzione del comitato di assaggio.
Articolo n. 5 – Riconoscimento dei panel di assaggiatori.
Cambia poco, rispetto a quanto precedentemente legiferato, con l’unica eccezione legata alla parte “economica”, in perfetto “Monti style”. Da ora in avanti, “gli oneri necessari per l’accertamento dei requisiti dei panel di assaggiatori professionali o interprofessionali sono a carico dei richiedenti”.
Articolo n. 10 – Procedure in contraddittorio.
Indicate, nel nuovo decreto 1334, le procedure da attivare nel caso in cui i risultati delle analisi organolettiche di un panel risultassero difformi dalla categoria merceologica dichiarata. In questi casi, la procedura in contraddittorio coinvolgerà per le controanalisi il CRA-OLI, il Laboratorio chimico regionale di Roma dell’Agenzia delle Dogane e il Laboratorio centrale di Roma dell’ICQRF.
A questo punto il dado è tratto! Occorre solamente attendere l'attivazione della procedura per la registrazione del D.M. 1334 presso la Corte dei Conti ed il successivo inoltro al Ministero della Giustizia per la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale e le immancabili critiche che dal variegato mondo del panel test giungeranno al D.M..
Il tutto, in perfetto “Italian style”.
di Antonio G. Lauro
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pubblicato in Strettamente tecnico > Legislazione il 03 Marzo 2012 TN n. 9 Anno 10