Roma – Sicilia con l’azienda Titone per la Dop Valli Trapanesi; Umbria con l’azienda Mascio per la Dop Umbria e Abruzzo con il frantoio Ranieri per la Dop Aprutino Pescarese. Sono le tre regioni che si sono aggiudicate la prima edizione del premio “prima classe” rispettivamente d’oro, d’argento e di bronzo. Al consorzio Aprutino Pescarese va anche il riconoscimento di consorzio più virtuoso del 2011.
Il primaclasse premio per le migliori aziende produttrici di oli extra vergini di oliva DOP italiani della campagna 2011, ideato da Federdop con il patrocinio ed il sostegno del Ministero delle politiche agricole Alimentari e Forestali e la collaborazione degli operatori del settore dell’olio di oliva, sono stati consegnati a Roma nel corso di una cerimonia.
“Questa iniziativa ha riferito il presidente di Federdop Silvano Ferri, vuole essere un contributo allo sviluppo della cultura del consumo consapevole dell’olio extra vergine di oliva a denominazione di origine protetta e alla promozione dei territori di produzione”.
Dal focus dell’osservatorio economico di Unaprol che ha preceduto la consegna dei primaclasse risulta che l’Italia vanta al suo attivo 40 riconoscimenti (39 DOP e 1 IGP). Seguiti dalla Grecia (27) e dalla Spagna (23).
Il comparto degli oli DOP e IGP presenta un numero di riconoscimenti piuttosto elevato, ma il livello di produzione certificata resta ancora basso. Secondo i dati più recenti, la produzione certificata si è attestata intorno alle 10 mila tonnellate e vede le province di Trapani e Siena quelle con maggiori riconoscimenti di oli DOP e IGP.
Nei primi 10 mesi dell’anno, sono stati venduti complessivamente più di 168 milioni di litri di olio per un valore di 669 milioni di euro; La categoria più venduta è l’extravergine “convenzionale” per la quale si registra un incremento a volume (+1,5%) ed una contrazione a valore (-1%), rispetto allo stesso periodo del 2010.
Per le Dop si evidenzia una situazione di stabilità per i volumi e in crescita del 4% del valore; per il bio la tendenza positiva riguarda sia i volumi, sia i valori (rispettivamente +7% e +5%);
La gran parte degli oli DOP venduta all’interno della GDO rientra in una strategia di differenziazione dell’insegna. Il 46% degli oli DOP venduti con circa 1.050.000 di litri è a private label.
La cerimonia di consegna dei riconoscimenti è stata preceduta da Vignette di extra vergine DOP. Una lettura sulla qualità del prodotto a denominazione di origine protetta a cura del prof. Raffaele Sacchi del dipartimento di Scienza degli alimenti della facoltà di agraria – Portici – dell’università degli studi di Napoli Federico II.
Nel corso della cerimonia di consegna, il presidente di Unaprol Massimo Gargano ha annunciato il premio giornalistico Ranieri Filo della Torre. Il concorso nazionale dedicato alla memoria del direttore generale di Unaprol, prematuramente scomparso lo scorso 2 novembre 2011.
Il bando del concorso, riservato a giornalisti e fotoreporter - sarà reso pubblico nei prossimi giorni - si concluderà il prossimo 29 febbraio 2012. La proclamazione dei vincitori sarà resa nota il prossimo 21 marzo a Roma, mentre la consegna dei premi avverrà alla fine di marzo durante l’edizione 2012 del SOL di Verona.
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giovedì 15 dicembre 2011
domenica 11 dicembre 2011
OLIO: FEDERDOP LUNEDI' 12 CONSEGNA "PRIMACLASSE" AI MIGLIORI DOP.
Conto alla rovescia per conoscere quali saranno le tre aziende che si aggiudicheranno la prima edizione di primaclasse il premio per le migliori aziende produttrici di oli extra vergini di oliva DOP italiani della campagna 2011. L'iniziativa e' a cura della Federdop Olio, la Federazione nazionale dei consorzi volontari per la tutela delle denominazioni di origine protetta degli oli extra vergini di oliva.
I premi assegnati da una giuria di esperti e di capi panel saranno consegnati Lunedi' 12 dicembre 2011 a Roma nel corso di una cerimonia pubblica presso Palazzo Rospigliosi.
L'evento e' patrocinato dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali e si avvale della collaborazione delle organizzazioni degli operatori del settore dell'olio di oliva La manifestazione ha lo scopo di promuovere il consumo consapevole dell'olio extra vergine di oliva a denominazione di origine protetta e di esaltarne la tipicita' in relazione alle diverse cultivar e origine geografiche.
In questo gran premio vince chi ha piu' vinto. In prima fila ci sara' l'alta qualita' delle aziende e delle loro produzioni oleicole DOP, ma anche l'impegno e la professionalita' dei produttori orientati a perseguire standard qualitativi altamente competitivi. Saranno assegnati i primaclasse d'oro, d'argento e di bronzo alle tre aziende che hanno vinto il maggior numero di concorsi e competizioni sensoriali DOP in tutta Italia. A questi si aggiunge un altro primaclasse per il consorzio DOP piu' virtuoso. Una serie di riconoscimenti per premiare l'impegno dell'alta qualita' dei mille territori italiani.
La cerimonia di consegna dei riconoscimenti sara' preceduta da Vignette di extra vergine DOP. Una lettura sulla qualita' del prodotto a denominazione di origine protetta a cura del prof. Raffaele Sacchi del dipartimento di Scienza degli alimenti della facolta' di agraria - Portici - dell'universita' degli studi di Napoli Federico II.
"La collaborazione con il Mipaaf - ha riferito il presidente di Federdop, Silvano Ferri - e' strategica perche' rafforza, attraverso l'Istituzione, il legame tra l'olio extra vergine di oliva - che puo' fregiarsi del riconoscimento europeo della designazione di origine - ed i suoi mille territori di produzione".
Olio d'oliva e territorio: da sempre in Italia rappresenta un connubio ideale. Nel nostro Paese il territorio nazionale coglie difatti la sua identita' nella ricchezza delle diversita', mentre il vero olio extra vergine di oliva italiano rintraccia il suo valore nella imponente varieta' produttiva, il cui punto di convergenza e' la qualita'.
I premi assegnati da una giuria di esperti e di capi panel saranno consegnati Lunedi' 12 dicembre 2011 a Roma nel corso di una cerimonia pubblica presso Palazzo Rospigliosi.
L'evento e' patrocinato dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali e si avvale della collaborazione delle organizzazioni degli operatori del settore dell'olio di oliva La manifestazione ha lo scopo di promuovere il consumo consapevole dell'olio extra vergine di oliva a denominazione di origine protetta e di esaltarne la tipicita' in relazione alle diverse cultivar e origine geografiche.
In questo gran premio vince chi ha piu' vinto. In prima fila ci sara' l'alta qualita' delle aziende e delle loro produzioni oleicole DOP, ma anche l'impegno e la professionalita' dei produttori orientati a perseguire standard qualitativi altamente competitivi. Saranno assegnati i primaclasse d'oro, d'argento e di bronzo alle tre aziende che hanno vinto il maggior numero di concorsi e competizioni sensoriali DOP in tutta Italia. A questi si aggiunge un altro primaclasse per il consorzio DOP piu' virtuoso. Una serie di riconoscimenti per premiare l'impegno dell'alta qualita' dei mille territori italiani.
La cerimonia di consegna dei riconoscimenti sara' preceduta da Vignette di extra vergine DOP. Una lettura sulla qualita' del prodotto a denominazione di origine protetta a cura del prof. Raffaele Sacchi del dipartimento di Scienza degli alimenti della facolta' di agraria - Portici - dell'universita' degli studi di Napoli Federico II.
"La collaborazione con il Mipaaf - ha riferito il presidente di Federdop, Silvano Ferri - e' strategica perche' rafforza, attraverso l'Istituzione, il legame tra l'olio extra vergine di oliva - che puo' fregiarsi del riconoscimento europeo della designazione di origine - ed i suoi mille territori di produzione".
Olio d'oliva e territorio: da sempre in Italia rappresenta un connubio ideale. Nel nostro Paese il territorio nazionale coglie difatti la sua identita' nella ricchezza delle diversita', mentre il vero olio extra vergine di oliva italiano rintraccia il suo valore nella imponente varieta' produttiva, il cui punto di convergenza e' la qualita'.
venerdì 24 giugno 2011
Olio: a che punto e' la Dop
di Luciana Squadrilli dal sito: troppobuono2.blogspot.com
A quasi 20 anni dalla nascita delle DOP – istituite insieme alle IGP nel 1992 grazie al Regolamento CEE 2081/92 della Comunità Europea – Unaprol – ConsorzioOlivicolo Italiano e Federdop - Olio (la Federazione dei Consorzi di Tutela dell'olio extravergine di origine protetta che riunisce 23 consorzi sui 27 esistenti, dunque l’81% dell’olio Dop italiano) provano a fare il punto sulla situazione delle Denominazioni nel mondo dell’olio (in cui le prime Dop effettive risalgono al 1996) ponendosi delle domande scomode ma necessarie, del tipo: che cosa dà di più al produttore la certificazione? Come viene percepita dal consumatore? Quanto conta nella GDO, e nell’export?
E soprattutto, cosa è successo in questi 20 (15) anni?
Poco, a prima vista. La risposta emersa in occasione del convegno La filiera olivicola degli oli Dop (Roma, 23 giugno 2011), con la presentazione dei dati dell’analisi, è desolante, se si tiene in considerazione il dato numerico riportato da diversi relatori - tra cui Massimo Gargano, presidente di Unaprol – che l’olio Dop in Italia rappresenta solo l’1% del mercato.
Poco, anche se stiamo comunque parlando dell’eccellenza della produzione italiana.
Proprio per questo, è più utile che mai fare un po’ di conti, e sono diversi i dati interessanti emersi dal monitoraggio effettuato su un campione di 205 aziende dei consorzi aderenti a Federdop(il più numeroso mai censito) presentato da Miriam Mastromauro, analista dell’Unaprol, e dalla relazione del prof. Giovanni Belletti, della Facoltà di Economia dell’Università di Firenze.
A quasi 20 anni dalla nascita delle DOP – istituite insieme alle IGP nel 1992 grazie al Regolamento CEE 2081/92 della Comunità Europea – Unaprol – ConsorzioOlivicolo Italiano e Federdop - Olio (la Federazione dei Consorzi di Tutela dell'olio extravergine di origine protetta che riunisce 23 consorzi sui 27 esistenti, dunque l’81% dell’olio Dop italiano) provano a fare il punto sulla situazione delle Denominazioni nel mondo dell’olio (in cui le prime Dop effettive risalgono al 1996) ponendosi delle domande scomode ma necessarie, del tipo: che cosa dà di più al produttore la certificazione? Come viene percepita dal consumatore? Quanto conta nella GDO, e nell’export?
E soprattutto, cosa è successo in questi 20 (15) anni?
Poco, a prima vista. La risposta emersa in occasione del convegno La filiera olivicola degli oli Dop (Roma, 23 giugno 2011), con la presentazione dei dati dell’analisi, è desolante, se si tiene in considerazione il dato numerico riportato da diversi relatori - tra cui Massimo Gargano, presidente di Unaprol – che l’olio Dop in Italia rappresenta solo l’1% del mercato.
Poco, anche se stiamo comunque parlando dell’eccellenza della produzione italiana.
Proprio per questo, è più utile che mai fare un po’ di conti, e sono diversi i dati interessanti emersi dal monitoraggio effettuato su un campione di 205 aziende dei consorzi aderenti a Federdop(il più numeroso mai censito) presentato da Miriam Mastromauro, analista dell’Unaprol, e dalla relazione del prof. Giovanni Belletti, della Facoltà di Economia dell’Università di Firenze.
Il contesto
39 Dop e 1 Igp, dunque, contro i 27 riconoscimenti per l’olio greco e i 23 della Spagna, a cui pero’ non corrisponde un’elevata quantità di produzione certificata, che si limita a circa 10.000 tonnellate. Di queste, il 42% è olio certificato Igp Toscano, il 21% Dop Terra di Bari, il 6% Dop Umbria (con le diverse sottozone), il 4% Riviera Ligure e il restante 27% da dividere per tutte le altre 36 Dop italiane, che sono quindi piuttosto residuali.
39 Dop e 1 Igp, dunque, contro i 27 riconoscimenti per l’olio greco e i 23 della Spagna, a cui pero’ non corrisponde un’elevata quantità di produzione certificata, che si limita a circa 10.000 tonnellate. Di queste, il 42% è olio certificato Igp Toscano, il 21% Dop Terra di Bari, il 6% Dop Umbria (con le diverse sottozone), il 4% Riviera Ligure e il restante 27% da dividere per tutte le altre 36 Dop italiane, che sono quindi piuttosto residuali.
L’identikit
Per la maggior parte, le aziende prese in esame dal monitoraggio sono ditte individuali (soprattutto nelle isole e nel Nord Ovest, dove invece al di fuori delle Dop prevale la forma societaria). Il conduttore-tipo di queste aziende (spesso coltivatore diretto, tranne nel Centro Italia dove prevale l’Imprenditore Agricolo Professionale) ha un’età media di 53 anni ed è maschio nel 73% dei casi, con l’eccezione dell’Italia insulare dove le donne conduttrici rappresentano il 58%.
Il 45% dei conduttori possiede il titolo di scuola media superiore, ma il 29% è laureato, percentuale che sale al 35% nell’Italia centrale e al 34% al Sud.
Nel 42% dei casi sono aziende situate in pianura o collina, anche se al Nord prevalgono i terrazzamenti. Le proporzioni di quantitativi certificati per aree geografiche rispecchiano la ripartizione strutturale dell’olivicoltura generale, con Sud e Isole in pole position (ripeto, si tratta di quantità e non valore).
Si tratta di aziende abbastanza strutturate, con strutture di stoccaggio (54%) e in maggior parte imbottigliatori (56%, ma saliamo all’80% nel centro Italia). Pochi pero’ hanno un punto vendita interno: il 47,4% (che sale all’89% in Centro Italia). Il formato più diffuso è la bottiglia da 0,50 lt, seguita da quella da 0,750. Curioso notare come le lattine, piuttosto diffuse al Sud, sono inesistenti al Nord.
Distribuzione e prezzi
Il 47% (ma saliamo al 72% al Sud) dell’olio sfuso è conferito a cooperative; il 19% viene venduto a grossisti e intermediari (mentre nel Centro Italia il 64% viene venduto all’industria). Il 30% dell’olio confezionato viene venduto direttamente al consumatore, mentre il 28% passa attraverso al Grande Distribuzione. Interessante sottolineare che il 17% viene venduto alla ristorazione, e il 12% a negozi tradizionali, specializzati e agriturismi, mentre il restante 13% viene ceduto all’ingrosso.
Ma il bollino della Dop serve realmente a garantire una maggiore remunerazione al produttore, olte che a garantire al consumatore la provenienza e qualità dell’extravergine?
Questo dipende da Dop a Dop. Il prezzo medio dell’olio certificato si attesta sui 10 euro al chilo, ma disaggregando i dati emergono differenze notevoli: soprattutto al Nord, il bollino “regge” prezzi più alti, che arrivano a oltre 18 euro nel caso della Dop Brisighella, e si attesta intorno (o in alcuni casi supera) i 10 per le Dop Laghi Lombardi, Garda, Veneto, Riviera dei Fiori, Riviera Ligure. Ma l’altra faccia della medaglia sono gli oli Dop che spuntano meno di 4 euro/kg: Terra di Bari, Sardegna, Dauno e Bruzio.
Mercato, criticità e leve di marketing
Nonostante cio’, i produttori dimostrano di continuare ad avere fiducia nella scelta della certificazione: il 52% ha scelto di aumentare i volumi di prodotto da marchiare col bollino. Per il 64% delle aziende infatti la certificazione aumenta il valore del prodotto, il 25% lo fa per soddisfare una domanda sempre più esigente mentre l’11% lo fa per rispondere alle richieste della ditribuzione. Le criticità della certificazione sono invece rappresentate principalmente dall’aumento dei costi di produzione e dal mancato aumento del volume di vendita.
Eppure, ben il 99% del campione è deciso a proseguire nella scelta della certificazione. Molto diversa è pero’ la percezione del mercato degli oli Dop in base alla posizione territoriale: se al Nord Est il 100% delle aziende intervistate ritiene il mercato in espansione, la percentuale scende al 35% al Sud, dove il 56% vede invece una situazione di stallo. Minoritari i “pessimisti” che considerano il mercato in regressione, il 7% del totale.
L’extravergine sullo scaffale
Infine, i dati di vendita all’interno della GDO (dati Iri Infoscan 2010), che sinceramente mi hanno lasciato in alcuni casi un po’ spiazzata. Il 72% dell’olio venduto nella GDO è extravergine (l’1% è Dop o Igp come abbiamo visto, l’% è Bio e il 12% è 100% Italiano). L’olio Dop venduto nella GDO arriva principalmente dalla Lombardia (34%), poi da Emilia Romagna (13%), Piemonte e Val d’Aosta (12% qui mi sa che c’è un errore, che Dop ci sarebbero poi in Piemonte e Val d’Aosta?), Veneto (11%) e Toscana (8%). I dati in valore rispecchiano quelli in volume.
Il prezzo più alto nella GDO lo spuntano gli oli Dop trentini (13 euro/lt) seguiti da quelli veneti, liguri e toscani (11 euro/lt). Interessante notare anche che alcuni marchi noti della GDO hanno inserito nella propria gamma dei prodotti Dop come parte di una strategia di differenziazione dell’insegna, mentre il 40% degli oli Dop venduti è confezionato come private label.
Per la maggior parte, le aziende prese in esame dal monitoraggio sono ditte individuali (soprattutto nelle isole e nel Nord Ovest, dove invece al di fuori delle Dop prevale la forma societaria). Il conduttore-tipo di queste aziende (spesso coltivatore diretto, tranne nel Centro Italia dove prevale l’Imprenditore Agricolo Professionale) ha un’età media di 53 anni ed è maschio nel 73% dei casi, con l’eccezione dell’Italia insulare dove le donne conduttrici rappresentano il 58%.
Il 45% dei conduttori possiede il titolo di scuola media superiore, ma il 29% è laureato, percentuale che sale al 35% nell’Italia centrale e al 34% al Sud.
Nel 42% dei casi sono aziende situate in pianura o collina, anche se al Nord prevalgono i terrazzamenti. Le proporzioni di quantitativi certificati per aree geografiche rispecchiano la ripartizione strutturale dell’olivicoltura generale, con Sud e Isole in pole position (ripeto, si tratta di quantità e non valore).
Si tratta di aziende abbastanza strutturate, con strutture di stoccaggio (54%) e in maggior parte imbottigliatori (56%, ma saliamo all’80% nel centro Italia). Pochi pero’ hanno un punto vendita interno: il 47,4% (che sale all’89% in Centro Italia). Il formato più diffuso è la bottiglia da 0,50 lt, seguita da quella da 0,750. Curioso notare come le lattine, piuttosto diffuse al Sud, sono inesistenti al Nord.
Distribuzione e prezzi
Il 47% (ma saliamo al 72% al Sud) dell’olio sfuso è conferito a cooperative; il 19% viene venduto a grossisti e intermediari (mentre nel Centro Italia il 64% viene venduto all’industria). Il 30% dell’olio confezionato viene venduto direttamente al consumatore, mentre il 28% passa attraverso al Grande Distribuzione. Interessante sottolineare che il 17% viene venduto alla ristorazione, e il 12% a negozi tradizionali, specializzati e agriturismi, mentre il restante 13% viene ceduto all’ingrosso.
Ma il bollino della Dop serve realmente a garantire una maggiore remunerazione al produttore, olte che a garantire al consumatore la provenienza e qualità dell’extravergine?
Questo dipende da Dop a Dop. Il prezzo medio dell’olio certificato si attesta sui 10 euro al chilo, ma disaggregando i dati emergono differenze notevoli: soprattutto al Nord, il bollino “regge” prezzi più alti, che arrivano a oltre 18 euro nel caso della Dop Brisighella, e si attesta intorno (o in alcuni casi supera) i 10 per le Dop Laghi Lombardi, Garda, Veneto, Riviera dei Fiori, Riviera Ligure. Ma l’altra faccia della medaglia sono gli oli Dop che spuntano meno di 4 euro/kg: Terra di Bari, Sardegna, Dauno e Bruzio.
Mercato, criticità e leve di marketing
Nonostante cio’, i produttori dimostrano di continuare ad avere fiducia nella scelta della certificazione: il 52% ha scelto di aumentare i volumi di prodotto da marchiare col bollino. Per il 64% delle aziende infatti la certificazione aumenta il valore del prodotto, il 25% lo fa per soddisfare una domanda sempre più esigente mentre l’11% lo fa per rispondere alle richieste della ditribuzione. Le criticità della certificazione sono invece rappresentate principalmente dall’aumento dei costi di produzione e dal mancato aumento del volume di vendita.
Eppure, ben il 99% del campione è deciso a proseguire nella scelta della certificazione. Molto diversa è pero’ la percezione del mercato degli oli Dop in base alla posizione territoriale: se al Nord Est il 100% delle aziende intervistate ritiene il mercato in espansione, la percentuale scende al 35% al Sud, dove il 56% vede invece una situazione di stallo. Minoritari i “pessimisti” che considerano il mercato in regressione, il 7% del totale.
L’extravergine sullo scaffale
Infine, i dati di vendita all’interno della GDO (dati Iri Infoscan 2010), che sinceramente mi hanno lasciato in alcuni casi un po’ spiazzata. Il 72% dell’olio venduto nella GDO è extravergine (l’1% è Dop o Igp come abbiamo visto, l’% è Bio e il 12% è 100% Italiano). L’olio Dop venduto nella GDO arriva principalmente dalla Lombardia (34%), poi da Emilia Romagna (13%), Piemonte e Val d’Aosta (12% qui mi sa che c’è un errore, che Dop ci sarebbero poi in Piemonte e Val d’Aosta?), Veneto (11%) e Toscana (8%). I dati in valore rispecchiano quelli in volume.
Il prezzo più alto nella GDO lo spuntano gli oli Dop trentini (13 euro/lt) seguiti da quelli veneti, liguri e toscani (11 euro/lt). Interessante notare anche che alcuni marchi noti della GDO hanno inserito nella propria gamma dei prodotti Dop come parte di una strategia di differenziazione dell’insegna, mentre il 40% degli oli Dop venduti è confezionato come private label.
Conclusioni
Insomma, ha detto Belletti, la Dop è uno strumento flessibile che dà risultati diversi in base ai casi diversi, e non solo in base al valore economico. Non è una panacea per tutti i mali e non puo’ risolvere le debolezze del comparto olivicolo, ma puo’ essere un elemento importante solo in presenza di una intelligente e più ampia politica di comparto.
“Il bollino blu non risolve i problemi – ha ribadito Silvano Ferri, presidente di Federdop – ma è un punto di partenza per creare un sistema di valori – territorio, tradizione, cultura, cose che in Italia non mancano – fondamentale in questo momento di cambiamento di stili di consumo, in cui le donne diventano le principali responsabili di acquisto”. Pare infatti che noi femminucce siamo più orentate alla qualità mentre i maschietti sarebbero più sensibili all’origine del prodotto… non resta che sperare in un acquisto di coppia (e senza litigi).Non è mancato l’appello agli chef “che invadono la tv dal mattino alla sera”.
Una parola buona per l’olio: basta poco, e checcevo’!?
Insomma, ha detto Belletti, la Dop è uno strumento flessibile che dà risultati diversi in base ai casi diversi, e non solo in base al valore economico. Non è una panacea per tutti i mali e non puo’ risolvere le debolezze del comparto olivicolo, ma puo’ essere un elemento importante solo in presenza di una intelligente e più ampia politica di comparto.
“Il bollino blu non risolve i problemi – ha ribadito Silvano Ferri, presidente di Federdop – ma è un punto di partenza per creare un sistema di valori – territorio, tradizione, cultura, cose che in Italia non mancano – fondamentale in questo momento di cambiamento di stili di consumo, in cui le donne diventano le principali responsabili di acquisto”. Pare infatti che noi femminucce siamo più orentate alla qualità mentre i maschietti sarebbero più sensibili all’origine del prodotto… non resta che sperare in un acquisto di coppia (e senza litigi).Non è mancato l’appello agli chef “che invadono la tv dal mattino alla sera”.
Una parola buona per l’olio: basta poco, e checcevo’!?
sabato 28 maggio 2011
OLIO: SIRENA D’ORO SORRENTO. BENE 9^ EDIZIONE, SI STUDIANO NUOVE ALLEANZE.
Roma – Si profila un percorso comune tra Unaprol – consorzio olivicolo italiano, Amministrazione municipale di Sorrento e Federdop - olio per promuovere in Italia e nel mondo il premio Sirena d’Oro di Sorrento riservato agli oli extravergine di oliva a Denominazione di Origine Protetta (Dop).
E’ quanto emerge al termine della 9^ edizione del concorso nazionale che quest’anno ha visto la competizione virtuosa di 200 campioni di oli extra vergini di oliva DOP, di cui 58 finalisti e 9 premiati nelle categorie fruttato leggero, medio e intenso cui si sono aggiunte 6 gran menzioni.
Il concorso nazionale, organizzato dal Comune di Sorrento e da Federdop Olio, gode del patrocinio del ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati e dell’assessorato all’Agricoltura della Regione Campania e rappresenta un momento forte per la valorizzazione di un comparto di nicchia dell’olivicoltura di qualità italiana.
“E’ un nuovo inizio – afferma Massimo Gargano presidente di Unaprol che aggiunge: il clima di collaborazione che si è instaurato tra gli attori del concorso nazionale porterà sicuramente vantaggi alle imprese e ai territori dove si producono le denominazioni di origine protetta italiane”.
Il riferimento è alla borsa valori del territorio che quest’anno è stata presentata per la prima volta e ha reso protagonisti i prodotti tipici e le eccellenze agroalimentari della Penisola Sorrentina e che hanno fatto da cornice ai migliori oli extra vergine DOP giunti da tutta Italia. Dal limone di Sorrento IGP, all’arancio biondo, alla treccia di fiordilatte al caciocavallo, al provolone Monaco DOP, al Pomodoro di Sorrento, le noci e il nocillo, accompagnati dal buon bianco, rosso e rosso frizzante DOC con le sue tre sottozone: Lettere, Gragnano e Sorrento.
“L’edizione di quest’anno – ha riferito Giuseppe Stinga, vicesindaco del Comune di Sorrento avrà un’appendice in autunno, con le giornate di incontro e studio sui prodotti italiani tipici e a marchio certificato. Riuniremo a Sorrento esperti del settore, imprenditori e docenti universitari, per un confronto sulle strategie da porre in atto per sostenere le produzioni di qualità e con esse l’agricoltura, settore – ha poi aggiunto - da cui dipende la conservazione del paesaggio, tratto identitario della nostra comunità e forza trainante del turismo”.
Da un indagine campionaria realizzata da Federdop emerge che Il 36% dei volumi di oli extra vergini prodotti dalle aziende interviste è rappresentato da olio Dop. La maggior parte della produzione è stata conferita alle cooperative. Un terzo del prodotto è ceduto alla grande distribuzione, il 26% è assorbito dalla vendita diretta al consumatore e la quota di prodotto ceduto alla ristorazione rappresenta il 16%. Seguono i negozi tradizionali e specializzati e agriturismi con il 13% e la parte ceduta all’ingrosso che rappresenta l’11%.
“Il Sirena d’Oro si caratterizza sempre più per un rapporto diretto tra produttori e consumatori ha riferito Silvano Ferri presidente di Federdop. Gli eventi ad esso collegati e la collaborazione che si sta instaurando con Amministrazione municipale di Sorrento e Unaprol, sono la testimonianza di un impegno forte e della federazione a radicare il rapporto tra qualità, territorio e conoscenza delle caratteristiche organolettiche dell’offerta dei mille territori italiani”.
E che gli oli Dop siano uno strumento di valorizzazione e che danno ricchezza al territorio lo dimostra anche l’andamento dei prezzi che sono più alti al Nord. I prezzi dello sfuso risultano superiori in Italia centrale, rispetto a quelli dell’Italia meridionale; mentre i prezzi per il prodotto confezionato mostrano quotazioni maggiormente premianti per il prodotto ceduto alla ristorazione (8,38 €/kg). Il prezzo più alto riscontrato è in Trentino, dove nel 2010 mediamente un litro di olio Dop/IGp è stato venduto a 13 €. Seguono il Veneto, la Liguria e la Toscana con un livello di prezzo pari a circa 11 €/lt.
E’ quanto emerge al termine della 9^ edizione del concorso nazionale che quest’anno ha visto la competizione virtuosa di 200 campioni di oli extra vergini di oliva DOP, di cui 58 finalisti e 9 premiati nelle categorie fruttato leggero, medio e intenso cui si sono aggiunte 6 gran menzioni.
Il concorso nazionale, organizzato dal Comune di Sorrento e da Federdop Olio, gode del patrocinio del ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati e dell’assessorato all’Agricoltura della Regione Campania e rappresenta un momento forte per la valorizzazione di un comparto di nicchia dell’olivicoltura di qualità italiana.
“E’ un nuovo inizio – afferma Massimo Gargano presidente di Unaprol che aggiunge: il clima di collaborazione che si è instaurato tra gli attori del concorso nazionale porterà sicuramente vantaggi alle imprese e ai territori dove si producono le denominazioni di origine protetta italiane”.
Il riferimento è alla borsa valori del territorio che quest’anno è stata presentata per la prima volta e ha reso protagonisti i prodotti tipici e le eccellenze agroalimentari della Penisola Sorrentina e che hanno fatto da cornice ai migliori oli extra vergine DOP giunti da tutta Italia. Dal limone di Sorrento IGP, all’arancio biondo, alla treccia di fiordilatte al caciocavallo, al provolone Monaco DOP, al Pomodoro di Sorrento, le noci e il nocillo, accompagnati dal buon bianco, rosso e rosso frizzante DOC con le sue tre sottozone: Lettere, Gragnano e Sorrento.
“L’edizione di quest’anno – ha riferito Giuseppe Stinga, vicesindaco del Comune di Sorrento avrà un’appendice in autunno, con le giornate di incontro e studio sui prodotti italiani tipici e a marchio certificato. Riuniremo a Sorrento esperti del settore, imprenditori e docenti universitari, per un confronto sulle strategie da porre in atto per sostenere le produzioni di qualità e con esse l’agricoltura, settore – ha poi aggiunto - da cui dipende la conservazione del paesaggio, tratto identitario della nostra comunità e forza trainante del turismo”.
Da un indagine campionaria realizzata da Federdop emerge che Il 36% dei volumi di oli extra vergini prodotti dalle aziende interviste è rappresentato da olio Dop. La maggior parte della produzione è stata conferita alle cooperative. Un terzo del prodotto è ceduto alla grande distribuzione, il 26% è assorbito dalla vendita diretta al consumatore e la quota di prodotto ceduto alla ristorazione rappresenta il 16%. Seguono i negozi tradizionali e specializzati e agriturismi con il 13% e la parte ceduta all’ingrosso che rappresenta l’11%.
“Il Sirena d’Oro si caratterizza sempre più per un rapporto diretto tra produttori e consumatori ha riferito Silvano Ferri presidente di Federdop. Gli eventi ad esso collegati e la collaborazione che si sta instaurando con Amministrazione municipale di Sorrento e Unaprol, sono la testimonianza di un impegno forte e della federazione a radicare il rapporto tra qualità, territorio e conoscenza delle caratteristiche organolettiche dell’offerta dei mille territori italiani”.
E che gli oli Dop siano uno strumento di valorizzazione e che danno ricchezza al territorio lo dimostra anche l’andamento dei prezzi che sono più alti al Nord. I prezzi dello sfuso risultano superiori in Italia centrale, rispetto a quelli dell’Italia meridionale; mentre i prezzi per il prodotto confezionato mostrano quotazioni maggiormente premianti per il prodotto ceduto alla ristorazione (8,38 €/kg). Il prezzo più alto riscontrato è in Trentino, dove nel 2010 mediamente un litro di olio Dop/IGp è stato venduto a 13 €. Seguono il Veneto, la Liguria e la Toscana con un livello di prezzo pari a circa 11 €/lt.
Fonte: Ufficio Stampa UNAPROL
lunedì 11 aprile 2011
OLIO: Da rapporto Federdop, fotografia imprenditore italiano che sceglie territorio.
Roma – Il 44% dei produttori italiani di oli a denominazione di origine protetta possiede il titolo di scuola media superiore. La percentuale di laureati si attesta su un valore del 32%. Il 19% ha un titolo di scuola media inferiore e solo il 5% possiede la licenza elementare. La percentuale maggiore di laureati è presente nell’Italia centrale con il 42%, seguita dall’Italia insulare con il 37%, mentre nell’Italia meridionale il 34% dei conduttori intervistati possiede un titolo accademico.
E’ quanto emerge dal rapporto sugli oli extra vergine DOP, a denominazione di origine protetta, realizzato per Federdop – Olio dall’osservatorio economico di Unaprol e presentato al Sol di Verona.
Dal rapporto emerge che l’età media del conduttore all’interno del campione di aziende monitorate è di 54 anni. I conduttori maschi gestiscono il 79% delle aziende olivicole che producono olio dop, mentre nell’Italia insulare sono le donne con il 43% ad assumere la responsabilità di conduttrici di azienda.
L’Italia, intanto, con 40 riconoscimenti (39 DOP e 1 IGP) si conferma come primo Paese europeo nella classifica della Dop e precede la Grecia con 27 riconoscimenti e la Spagna con 25 denominazioni di origine protetta.
“A questo primato, però, non fa riscontro un produzione adeguata, che si è attestata nella scorsa campagna intorno alle 10 mila tonnellate. Ha dichiarato il presidente di Federdop- Olio Silvano Ferri. Le notevoli potenzialità di questo segmento di eccellenza del made in Italy vanno ben al di là dei numeri che riesce ad esprimere, perché il consumatore mondiale - ha poi concluso Ferri - percepisce il sistema delle Dop come la punta di diamante, l’eccellenza di un comparto, che produce un effetto traino dei consumi anche per altri prodotti targati made in Italy”.
Dal monitoraggio realizzato da Federdop si evince che le province che presentano un maggiore numero di Dop sono Trapani e Siena. Su un totale di 39 oli DOP in Italia, vi sono attualmente 27 Consorzi di tutela costituiti. Di questi, 22 aderiscono a Federdop Olio (l’81%); 12, invece, le Dop che attualmente non sono supportate da alcun consorzio di tutela. Gli oli Dop sono maggiormente valorizzati al Nord. I prezzi per il prodotto confezionato premiano quello ceduto alla ristorazione (8,38 €/kg). L’analisi regionale delle vendite in volume mostra che il 34% degli oli venduti attraverso al GDO è acquistato in Lombardia. Segue per importanza l’Emilia Romagna (13%), Piemonte e Val d’Aosta (12%), Veneto (11%) e Toscana (8%). Il prezzo più alto è riscontrabile in Trentino, dove nel 2010 mediamente un litro di olio Dop/IGp è stato venduto a 13 €. Seguono il Veneto, la Liguria e la Toscana con un livello di prezzo pari a circa 11 €/lt.
“Le Dop sono lo specchio della diversità – afferma il presidente di Unaprol Massimo Gargano - e raccontano il carattere distintivo della diversità del made in Italy. Il 40% degli oli Dop venduti nella GDO è a private label (circa 1.120.000 di litri). Questo significa – ha poi concluso Gargano che il sistema delle Dop va sostenuto perché rappresenta un presidio importante e una realtà significativa dell’economia dei mille diversi territori italiani”.
E che l’Italia sia la patria dei mille sapori delle Dop lo dimostra anche il successo di pubblico e di critica della degustazione guidata degli oli della 9^ edizione del concorso Sirena d’Oro di Sorrento svoltasi al SOL di Verona presso lo stand di Unaprol. I premi saranno consegnati a Sorrento il prossimo 20 maggio nel corso di una cerimonia che prevede anche la borsa valori del territorio. In tale occasione sarà fatto il punto sulla situazione del mercato delle Dop in Italia.
E’ quanto emerge dal rapporto sugli oli extra vergine DOP, a denominazione di origine protetta, realizzato per Federdop – Olio dall’osservatorio economico di Unaprol e presentato al Sol di Verona.
Dal rapporto emerge che l’età media del conduttore all’interno del campione di aziende monitorate è di 54 anni. I conduttori maschi gestiscono il 79% delle aziende olivicole che producono olio dop, mentre nell’Italia insulare sono le donne con il 43% ad assumere la responsabilità di conduttrici di azienda.
L’Italia, intanto, con 40 riconoscimenti (39 DOP e 1 IGP) si conferma come primo Paese europeo nella classifica della Dop e precede la Grecia con 27 riconoscimenti e la Spagna con 25 denominazioni di origine protetta.
“A questo primato, però, non fa riscontro un produzione adeguata, che si è attestata nella scorsa campagna intorno alle 10 mila tonnellate. Ha dichiarato il presidente di Federdop- Olio Silvano Ferri. Le notevoli potenzialità di questo segmento di eccellenza del made in Italy vanno ben al di là dei numeri che riesce ad esprimere, perché il consumatore mondiale - ha poi concluso Ferri - percepisce il sistema delle Dop come la punta di diamante, l’eccellenza di un comparto, che produce un effetto traino dei consumi anche per altri prodotti targati made in Italy”.
Dal monitoraggio realizzato da Federdop si evince che le province che presentano un maggiore numero di Dop sono Trapani e Siena. Su un totale di 39 oli DOP in Italia, vi sono attualmente 27 Consorzi di tutela costituiti. Di questi, 22 aderiscono a Federdop Olio (l’81%); 12, invece, le Dop che attualmente non sono supportate da alcun consorzio di tutela. Gli oli Dop sono maggiormente valorizzati al Nord. I prezzi per il prodotto confezionato premiano quello ceduto alla ristorazione (8,38 €/kg). L’analisi regionale delle vendite in volume mostra che il 34% degli oli venduti attraverso al GDO è acquistato in Lombardia. Segue per importanza l’Emilia Romagna (13%), Piemonte e Val d’Aosta (12%), Veneto (11%) e Toscana (8%). Il prezzo più alto è riscontrabile in Trentino, dove nel 2010 mediamente un litro di olio Dop/IGp è stato venduto a 13 €. Seguono il Veneto, la Liguria e la Toscana con un livello di prezzo pari a circa 11 €/lt.
“Le Dop sono lo specchio della diversità – afferma il presidente di Unaprol Massimo Gargano - e raccontano il carattere distintivo della diversità del made in Italy. Il 40% degli oli Dop venduti nella GDO è a private label (circa 1.120.000 di litri). Questo significa – ha poi concluso Gargano che il sistema delle Dop va sostenuto perché rappresenta un presidio importante e una realtà significativa dell’economia dei mille diversi territori italiani”.
E che l’Italia sia la patria dei mille sapori delle Dop lo dimostra anche il successo di pubblico e di critica della degustazione guidata degli oli della 9^ edizione del concorso Sirena d’Oro di Sorrento svoltasi al SOL di Verona presso lo stand di Unaprol. I premi saranno consegnati a Sorrento il prossimo 20 maggio nel corso di una cerimonia che prevede anche la borsa valori del territorio. In tale occasione sarà fatto il punto sulla situazione del mercato delle Dop in Italia.
Dr Antonio G. Lauro
venerdì 17 dicembre 2010
Silvano Ferri (FEDERD.O.P.) sugli oli a denominazione di origine: esaltata la tipicità con l'identità geografica in etichetta.
Etichettatura dell'Olio DOP Bruzio. Origine facilmente identificabile con l'indicazione del territorio di provenienza in etichetta |
L’indicazione del territorio attraverso la pubblicazione in etichetta della mappa o della cartina geografica del luogo di produzione quale leva straordinaria di differenziazione e competizione degli oli a denominazione di origine protetta.
La richiesta è di FederDOP Olio, la federazione dei consorzi di tutela dell’olio extravergine di oliva che, su suggerimento dei vertici dell'Unione Europea, ha chiesto al Mipaaf di rispondere in merito alla nota FEDERDOP che chiedeva di poter indicare, attraverso la pubblicazione in etichetta della mappa o della cartina geografica del luogo di produzione, la zona di origine dell'olio a denominazione di origine protetta.
La richiesta è di FederDOP Olio, la federazione dei consorzi di tutela dell’olio extravergine di oliva che, su suggerimento dei vertici dell'Unione Europea, ha chiesto al Mipaaf di rispondere in merito alla nota FEDERDOP che chiedeva di poter indicare, attraverso la pubblicazione in etichetta della mappa o della cartina geografica del luogo di produzione, la zona di origine dell'olio a denominazione di origine protetta.
“L'implementazione dell'area geografica in etichetta scaturisce dall’esigenza di agevolare gli acquisti del consumatore che così potrebbe individuare meglio il territorio di produzione dell’olio extra vergine di oliva Dop”, afferma il presidente di Federdop Silvano Ferri che aggiunge “spesso la denominazione delle Dop scaturisce dalla riproposizione di nomi legati alla storia o alla toponomastica di un determinato territorio che risultano poco conosciuti agli abitanti della stessa regione e non c’è da meravigliarsi se certe denominazioni risultino estranee anche ad altri consumatori in Italia, in Europa e al di fuori del territorio europeo”.
L’identificazione geografica sull’etichetta con la rappresentazione della zona o della regione dove si produce quel determinato olio extravergine di oliva viene sempre più richiesta da importatori e catene di distribuzione come elemento di rintracciabilità del luogo di origine. Questo accade soprattutto nel Nord America dove, per la carenza di questi riferimenti geografici, non sono andate a buon fine alcune transazioni commerciali.
L’identificazione geografica sull’etichetta con la rappresentazione della zona o della regione dove si produce quel determinato olio extravergine di oliva viene sempre più richiesta da importatori e catene di distribuzione come elemento di rintracciabilità del luogo di origine. Questo accade soprattutto nel Nord America dove, per la carenza di questi riferimenti geografici, non sono andate a buon fine alcune transazioni commerciali.
La risposta del Ministero delle Politiche Agricole, che ha accolto le richiese della Federazione DOP Olio, è una piena vittoria della FederDOP, dei produttori d'eccellenza delle Dop italiane dell'extravergine, ma soprattutto dei consumatori che, grazie ai chiarimenti inclusi nella nota ministeriale, avranno un modo in più per individuare "inequivocabilmente" l'esatta provenienza dell'olio DOP acquistato e così legare "indissolubilmente" l'olio al territorio che lo ha prodotto.
Dr Antonio G. Lauro
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