La Calabria del vino è cambiata molto in questi ultimi anni e continua a cambiare in modo sempre più significativo. Dopo anni di netta prevalenza del modello di vino ottenuto da varietà internazionali e della relativa rincorsa da parte delle aziende ad adottare metodi più o meno invasivi per irrobustire i loro prodott, si sta passando ad uno stile più naturale. Non solo vini strutturati quindi, ma anche vini fini e profumati, non solo vini fruttati ma anche vini più fedeli al carattere del loro territorio. Gli eccessi non sono spariti, beninteso, tutt’altro: a prescindere delle furbizie di cantina, ci si è affidati e ci si affida ancora oggi a rese sin troppo basse, alla ricerca spasmodica della maturità fenolica, senza tenere conto degli equilibri complessivi, dell’acidità, della freschezza aromatica. Ecco quindi fiorire oggi, qua e la in modo abbastanza scomposto e velleitario, la foga del vitigno autoctono, dell’uva locale, o vocalissima, della quale sopravvivono solo quattro filari: in tutta la Calabria è tutta una riscoperta di Gaglioppo, Magliocco, Nerello di Calabria. E’ quanto è emerso durante i lavori svoltosi nel celebre circolo ricreativo Cotton Club di Reggio Calabria, nelle due giornate dedicate alle selezioni-degustazioni dei vini regionali effettuate dai curatori della dell’Espresso Guida ai Vini d’Italia 2011, guidati da Giampaolo Gravina noto esperto internazionale del settore. La manifestazione alla quale hanno partecipato quasi tutte le aziende produttrici calabresi, è stata promossa da un gruppo di appassionati funzionari dell’ARSSA dell’Ufficio Marketing Antonio G. Lauro, Rosario Franco, Carmelo Orlando, da Jenny Anghelone e da Domenico Fazari Presidente dell’Associazione Saperi e Sapori di Calabria.
La redazione
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