L'olivo non più solamente leggenda, mito e simbolo di sacralità, da oggi segno tangibile della pace nel mondo.
Da sempre l'olivo, in letteratura, viene citato quale elemento di unione tra i popoli e simbolo incontrastato di pace e serenità.
Sarà per la sacralità delle sue fronde, agitate all'entrata gloriosa di Gesù Cristo nella città Santa di Gerusalemme, sarà per l'olio che se ne ricava, prezioso e mistico allo stesso tempo, ma è giunto il tempo che a questa magica pianta vengano affidati i destini di una parte del mondo che ha segnato le origini della nostra storia.
Ci voleva un papa, Francesco, ad invocare concretamente, con segni tangibili, quella pace di cui vi è molto bisogno in un dimenticato medio oriente che, volenti o nolenti, riguarda tutti noi, Cristiani, Ebrei o Musulmani, senza distinzione alcuna.
La scelta, non solo simbolica, è stata quella di "piantare", nei giardini vaticani, un olivo da allevare e far crescere; un olivo, o forse sarebbe stato meglio dire senza giri di parole alcuno la pace che, come il nodoso albero, ha bisogno di essere accudita con attenzione ed alimentata quotidianamente. Quel pezzo di Città del Vaticano, dalla storica data dell'8 giugno 2014, ne sarà testimone davanti alla storia. E poiché «Per fare la pace ci vuole coraggio, molto di più che per fare la guerra», adesso tocca a noi, a tutti noi.
Grazie Francesco, Shimon, Mahomud, Bartolomeo.
Antonio G. Lauro
Da sempre l'olivo, in letteratura, viene citato quale elemento di unione tra i popoli e simbolo incontrastato di pace e serenità.
Sarà per la sacralità delle sue fronde, agitate all'entrata gloriosa di Gesù Cristo nella città Santa di Gerusalemme, sarà per l'olio che se ne ricava, prezioso e mistico allo stesso tempo, ma è giunto il tempo che a questa magica pianta vengano affidati i destini di una parte del mondo che ha segnato le origini della nostra storia.
Ci voleva un papa, Francesco, ad invocare concretamente, con segni tangibili, quella pace di cui vi è molto bisogno in un dimenticato medio oriente che, volenti o nolenti, riguarda tutti noi, Cristiani, Ebrei o Musulmani, senza distinzione alcuna.
La scelta, non solo simbolica, è stata quella di "piantare", nei giardini vaticani, un olivo da allevare e far crescere; un olivo, o forse sarebbe stato meglio dire senza giri di parole alcuno la pace che, come il nodoso albero, ha bisogno di essere accudita con attenzione ed alimentata quotidianamente. Quel pezzo di Città del Vaticano, dalla storica data dell'8 giugno 2014, ne sarà testimone davanti alla storia. E poiché «Per fare la pace ci vuole coraggio, molto di più che per fare la guerra», adesso tocca a noi, a tutti noi.
Grazie Francesco, Shimon, Mahomud, Bartolomeo.
Antonio G. Lauro
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