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sabato 11 gennaio 2014

Mangiare, è ancora un atto agricolo?

Oggi viviamo in un mondo di professioni e professionisti, sempre più specializzati e preparati. Ed è grazie a questi professionisti che anche i più semplici intoppi di vita quotidiana non diventano vere e proprie "emergenze". Tutti, a vario titolo, concorrono al nostro benessere ed aiutano e facilitano le nostre attività. In effetti, queste professioni, dal medico fino all'elettricista, dall'avvocato all'idraulico, hanno pari dignità ed elevato grado di utilità e trovano posto tra i lavori "meritori" da augurare ai propri figli. Ma tra tutte queste professioni, o "mestieri" come si diceva un tempo, non si può dimenticare quella del contadino, o agricoltore, o per dirla con la norma comunitaria "Imprenditore agricolo professionale". Ingentilito il nome, non è cambiata per nulla la sostanza: tutti (e dico proprio tutti), ne abbiamo bisogno ogni giorno ed almeno per tre volte al giorno. Ne siamo convinti? Anche perché, ricordiamolo con le parole di Wendell Berry, "Mangiare conclude il dramma annuale dell’economia alimentare che inizia con la semina e la nascita. Molti mangiatori non sanno più che questo è vero. Pensano all’alimentazione come produzione agricola, forse, ma non si considerano parte dell’agricoltura. Si considerano “consumatori”. Se pensano un po’ più a fondo, devono riconoscere di essere consumatori passivi. Comprano quello che vogliono, o quello che sono stati persuasi a volere, nei limiti di ciò che possono comprare". Ossia, "Mangiare è un atto agricolo (ed ecologico)".