NUOVI SISTEMI TECNOLOGICI PER IL TRATTAMENTO DEI REFLUI DELL'INDUSTRIA OLEARIA.
A San Giorgio Morgeto (RC), il 9 ottobre 2014 dalle ore 15.30 presso l'Olearia San Giorgio (C.da Ricevuto), convegno di chiusura del progetto APQ <<Studio, progettazione e sviluppo di sistemi tecnologici per il recupero di acqua e l'estrazione di componenti bioattivi dai sottoprodotti dell'industria olearia da destinare a nuove applicazioni>> e <<Progettazione, realizzazione di impianto/attrezzature per il recupero e la valorizzazione di sottoprodotti dell'olivicoltura e del'industria olearia da destinare all'utilizzazione agronomica, alla produzione di biomase e/o concimi organici, all'uso cosmetico, farmaceutico o alimentare>>.
Il progetto, come si legge dal comunicato stampa dell'APOR - Associazione di produttori olivicoli di Gioia Tauro (RC), che da oltre 20 anni si occupa di olivicoltura, fornendo consulenza ed assistenza tecnica alle aziende del settore, riguarda ciò che avviene durante e dopo la trasformazione delle olive in olio (trattamento delle acque reflue dei frantoi oleari).
A San Giorgio Morgeto (RC), il 9 ottobre 2014 dalle ore 15.30 presso l'Olearia San Giorgio (C.da Ricevuto), convegno di chiusura del progetto APQ <<Studio, progettazione e sviluppo di sistemi tecnologici per il recupero di acqua e l'estrazione di componenti bioattivi dai sottoprodotti dell'industria olearia da destinare a nuove applicazioni>> e <<Progettazione, realizzazione di impianto/attrezzature per il recupero e la valorizzazione di sottoprodotti dell'olivicoltura e del'industria olearia da destinare all'utilizzazione agronomica, alla produzione di biomase e/o concimi organici, all'uso cosmetico, farmaceutico o alimentare>>.
Il progetto, come si legge dal comunicato stampa dell'APOR - Associazione di produttori olivicoli di Gioia Tauro (RC), che da oltre 20 anni si occupa di olivicoltura, fornendo consulenza ed assistenza tecnica alle aziende del settore, riguarda ciò che avviene durante e dopo la trasformazione delle olive in olio (trattamento delle acque reflue dei frantoi oleari).
In particolare, del trattamento del prodotto di scarto della lavorazione delle olive, attraverso l'uso di un sistema innovativo messo a punto grazie al progetto APQ (Accordo di Programma Quadro) in materia di Ricerca Scientifica e Innovazione Tecnologica nella Regione Calabria, dal titolo “Studio, progettazione e sviluppo di sistemi tecnologici per il recupero di acqua e l'estrazione di componenti bioattivi dai sottoprodotti dell'industria olearia da destinare a nuove applicazioni” e “ Progettazione, realizzazione di impianto/attrezzature per il recupero e la valorizzazione di sottoprodotti dell'olivicoltura e del'industria olearia da destinare all'utilizzazione agronomica, alla produzione di biomase e/o concimi organici, all'uso cosmetico, farmaceutico o alimentare”.
Come si sa - continua il comunicato stampa dell'APOR, il processo di trasformazione è molto complesso e delicato ed oggi, quasi tutti i frantoi, utilizzano impianti industriali a ciclo continuo più o meno grandi e di nuova generazione, che hanno soppiantato totalmente i vecchi frantoi a ciclo tradizionale.
Vediamo alcuni dati relativi alle produzioni che si realizzano nella nostra area. Sono stati analizzati sia i dati ufficiali dell'ultimo censimento dell'agricoltura sia quelli delle Camere di Commercio. Questi dati sono stati integrati con quelli rilevati con indagini condotte sull'areale dai tecnici dell'APOR, che hanno collaborato al progetto, e che aiutano a chiarire ulteriormente la effettiva problematicità rappresentata dalle acque reflue, ma nello stesso tempo, fanno capire il possibile potenziale che le stesse possono rappresentare se adeguatamente “trattate”.
Dalla lavorazione delle olive vengono fuori: un 10-20% del loro peso rappresentato da olio, circa un 50% sansa ed il resto è acqua di vegetazione. Se a quest'ultima, si aggiunge l'acqua usata durante il processo estrattivo per il lavaggio in lavatrice e quella che a volte si aggiunge durante la fase di gramolazione per fluidificare la pasta di olive, ci si rende conto come facilmente i volumi di acque reflue che escono dal frantoio siano imponenti; infatti il loro peso spesso equivale a quello delle olive lavorate.
La nostra regione ha a livello nazionale un posto di tutto rilievo per quantità di olive ed olio prodotto, basti pensare che da sola produce quanto sei regioni: Toscana, Umbria, Marche, Lazio ed Emilia Romagna ed è seconda solamente alla Puglia. In Calabria si producono circa quattro milioni di quintali di olive e circa 700.000 quintali di olio.
Sul territorio regionale sono distribuiti circa 1000 frantoi di cui circa 400 nella sola provincia di Reggio Calabria con una produzione stimata di oltre 100.000 quintali di acque reflue e oltre la metà di queste si concentrano nella piana di Gioia Tauro – Palmi. E' un territorio molto importante, infatti rappresenta forse l'area più densamente olivetata d'Italia.
Il progetto APQ, che nasce da queste consapevolezze, ha impegnato a partire dall'ottobre 2009 vari partner di tutto rilievo quali: l'Università di Bologna e l'ITM- CNR di Rende (CS) oltre ad aziende del settore come la DGN e la Olearia San Giorgio e l'associazione di produttori oleicoli APOR di Gioia Tauro quest'ultima tra l'altro, nella veste di capofila.
Sostanzialmente si è mirato a trovare soluzioni tecnologiche nuove, economiche e sopratutto “sostenibili”, da proporre all'industria olearia per la realizzazione di un drastico ridimensionamento del problema rappresentato dal trattamento/smaltimento delle a. r., per cercare di trovare il modo di trasformare quello che sino ad oggi rappresenta un enorme problema ambientale-economico, trasformandolo possibilmente in qualcosa che può diventare e rappresentare una risorsa capace di produrre incrementi di reddito.
A seguito degli studi e delle sperimentazioni effettuate nel corso dell'intero progetto, si è messo a punto un sistema per il trattamento delle acque reflue capace di “purificare” i reflui oleari estraendo al contempo le sostanze fenoliche di cui esse sono ricche.
I fenoli, sostanze idrosolubili, rappresentano un “tesoro” che solo in minima parte rimane contenuto nell'olio extravergine d'oliva e che per la maggior parte viene allontanato, quindi perso, nelle a.r. . Questo autentico “tesoro”, non può essere disperso ed invece deve essere recuperato attraverso adeguati trattamenti.
Le attività del progetto sono state finalizzate allo studio di un processo integrato a membrana, idoneo al recupero di acqua, di sostanze organiche e sostanze ad alto valore aggiunto come i polifenoli, attraverso il trattamento delle acque di vegetazione e di lavaggio dei frantoi. Si è realizzato un sistema integrato a membrana per la separazione delle componenti di interesse, ed in particolare una serie di prove sono servite al trattamento delle a.r. con sistemi di microfiltrazione (MF), e ultrafiltrazione (UF), sistemi che offrono innumerevoli vantaggi rispetto ad altre tecnologie basate sul trattamento con solventi, distillazione o centrifugazione.
E' stato realizzato ed oggi finalmente lo potrete vedere in funzione, un impianto “prototipo” che messo a valle dell'intero processo di lavorazione delle olive, consente di far uscire da una parte acque reflue con carico inquinante pressocchè pari a zero e dall'altra un concentrato di sostanze bioattive costituito principalmente da sostanze fenoliche potenzialmente appetibili dal mercato del settore che è in forte espansione.
Infatti esiste attualmente un interessante mercato di queste sostanze bioattive, che trovano impiego sia nella industria della cosmesi per l'utilizzo in creme ed altre formulazioni, sia nell'industria alimentare dove vengono adoperate per essere addizionate nella preparazione di integratori alimentari.
In particolare negli Stati Uniti questo mercato è già da qualche anno in fortissima crescita poiché l'uso di alimenti arricchiti e di integratori è fortemente diffuso.
A tal proposito e solo a titolo indicativo, si cita un esempio concreto di prodotto a base di estratti fenolici da a.r. di frantoi.oleari.
L'OLIVENOL formulazione multiattiva a base di Hidrox, è un integratore che una ditta statunitense il cui fondatotre tra l'altro è un nostro conterraneo, la CREAGRI INC., realizza con le sostanze fenoliche estratte dalle acque di vegetazione. L'azienda è stata insignita nel 2011 dall'EFSA del NBT AWARDS (equivalente dell'Oscar per la salute) quale migliore prodotto integratore biologico per la salute.
Questo dimostra come sia a portata di mano la possibilità di recuperare queste sostanze veramente straordinarie e oggi grazie al nostro prototipo, possiamo recuperarle e sfruttarle al meglio aggiungendo reddito alle aziende olivicole-olearie. Va da se, inoltre, che si avrebbe la possibilità di un riutilizzo delle acque così trattate, le quali potrebbero essere reimmesse tranquillamente nel ciclo di lavorazione dei frantoi, con conseguenti enormi benefici sia in termini di risparmio di risorse idriche, sia di tutela dell'ambiente.
Come si sa - continua il comunicato stampa dell'APOR, il processo di trasformazione è molto complesso e delicato ed oggi, quasi tutti i frantoi, utilizzano impianti industriali a ciclo continuo più o meno grandi e di nuova generazione, che hanno soppiantato totalmente i vecchi frantoi a ciclo tradizionale.
Vediamo alcuni dati relativi alle produzioni che si realizzano nella nostra area. Sono stati analizzati sia i dati ufficiali dell'ultimo censimento dell'agricoltura sia quelli delle Camere di Commercio. Questi dati sono stati integrati con quelli rilevati con indagini condotte sull'areale dai tecnici dell'APOR, che hanno collaborato al progetto, e che aiutano a chiarire ulteriormente la effettiva problematicità rappresentata dalle acque reflue, ma nello stesso tempo, fanno capire il possibile potenziale che le stesse possono rappresentare se adeguatamente “trattate”.
Dalla lavorazione delle olive vengono fuori: un 10-20% del loro peso rappresentato da olio, circa un 50% sansa ed il resto è acqua di vegetazione. Se a quest'ultima, si aggiunge l'acqua usata durante il processo estrattivo per il lavaggio in lavatrice e quella che a volte si aggiunge durante la fase di gramolazione per fluidificare la pasta di olive, ci si rende conto come facilmente i volumi di acque reflue che escono dal frantoio siano imponenti; infatti il loro peso spesso equivale a quello delle olive lavorate.
La nostra regione ha a livello nazionale un posto di tutto rilievo per quantità di olive ed olio prodotto, basti pensare che da sola produce quanto sei regioni: Toscana, Umbria, Marche, Lazio ed Emilia Romagna ed è seconda solamente alla Puglia. In Calabria si producono circa quattro milioni di quintali di olive e circa 700.000 quintali di olio.
Sul territorio regionale sono distribuiti circa 1000 frantoi di cui circa 400 nella sola provincia di Reggio Calabria con una produzione stimata di oltre 100.000 quintali di acque reflue e oltre la metà di queste si concentrano nella piana di Gioia Tauro – Palmi. E' un territorio molto importante, infatti rappresenta forse l'area più densamente olivetata d'Italia.
Il progetto APQ, che nasce da queste consapevolezze, ha impegnato a partire dall'ottobre 2009 vari partner di tutto rilievo quali: l'Università di Bologna e l'ITM- CNR di Rende (CS) oltre ad aziende del settore come la DGN e la Olearia San Giorgio e l'associazione di produttori oleicoli APOR di Gioia Tauro quest'ultima tra l'altro, nella veste di capofila.
Sostanzialmente si è mirato a trovare soluzioni tecnologiche nuove, economiche e sopratutto “sostenibili”, da proporre all'industria olearia per la realizzazione di un drastico ridimensionamento del problema rappresentato dal trattamento/smaltimento delle a. r., per cercare di trovare il modo di trasformare quello che sino ad oggi rappresenta un enorme problema ambientale-economico, trasformandolo possibilmente in qualcosa che può diventare e rappresentare una risorsa capace di produrre incrementi di reddito.
A seguito degli studi e delle sperimentazioni effettuate nel corso dell'intero progetto, si è messo a punto un sistema per il trattamento delle acque reflue capace di “purificare” i reflui oleari estraendo al contempo le sostanze fenoliche di cui esse sono ricche.
I fenoli, sostanze idrosolubili, rappresentano un “tesoro” che solo in minima parte rimane contenuto nell'olio extravergine d'oliva e che per la maggior parte viene allontanato, quindi perso, nelle a.r. . Questo autentico “tesoro”, non può essere disperso ed invece deve essere recuperato attraverso adeguati trattamenti.
Le attività del progetto sono state finalizzate allo studio di un processo integrato a membrana, idoneo al recupero di acqua, di sostanze organiche e sostanze ad alto valore aggiunto come i polifenoli, attraverso il trattamento delle acque di vegetazione e di lavaggio dei frantoi. Si è realizzato un sistema integrato a membrana per la separazione delle componenti di interesse, ed in particolare una serie di prove sono servite al trattamento delle a.r. con sistemi di microfiltrazione (MF), e ultrafiltrazione (UF), sistemi che offrono innumerevoli vantaggi rispetto ad altre tecnologie basate sul trattamento con solventi, distillazione o centrifugazione.
E' stato realizzato ed oggi finalmente lo potrete vedere in funzione, un impianto “prototipo” che messo a valle dell'intero processo di lavorazione delle olive, consente di far uscire da una parte acque reflue con carico inquinante pressocchè pari a zero e dall'altra un concentrato di sostanze bioattive costituito principalmente da sostanze fenoliche potenzialmente appetibili dal mercato del settore che è in forte espansione.
Infatti esiste attualmente un interessante mercato di queste sostanze bioattive, che trovano impiego sia nella industria della cosmesi per l'utilizzo in creme ed altre formulazioni, sia nell'industria alimentare dove vengono adoperate per essere addizionate nella preparazione di integratori alimentari.
In particolare negli Stati Uniti questo mercato è già da qualche anno in fortissima crescita poiché l'uso di alimenti arricchiti e di integratori è fortemente diffuso.
A tal proposito e solo a titolo indicativo, si cita un esempio concreto di prodotto a base di estratti fenolici da a.r. di frantoi.oleari.
L'OLIVENOL formulazione multiattiva a base di Hidrox, è un integratore che una ditta statunitense il cui fondatotre tra l'altro è un nostro conterraneo, la CREAGRI INC., realizza con le sostanze fenoliche estratte dalle acque di vegetazione. L'azienda è stata insignita nel 2011 dall'EFSA del NBT AWARDS (equivalente dell'Oscar per la salute) quale migliore prodotto integratore biologico per la salute.
Questo dimostra come sia a portata di mano la possibilità di recuperare queste sostanze veramente straordinarie e oggi grazie al nostro prototipo, possiamo recuperarle e sfruttarle al meglio aggiungendo reddito alle aziende olivicole-olearie. Va da se, inoltre, che si avrebbe la possibilità di un riutilizzo delle acque così trattate, le quali potrebbero essere reimmesse tranquillamente nel ciclo di lavorazione dei frantoi, con conseguenti enormi benefici sia in termini di risparmio di risorse idriche, sia di tutela dell'ambiente.
Fonte: CS APOR